AutoOsservazione, obiettivi e coscienza collettiva

,AutoOsservazione e coscienza collettiva

Si dice, in alcuni ambienti esoterici o scuole evolutive, che per alcune cose bisogna iniziare dalla fine… dal obiettivo.
Bisogna porsi un obiettivo finale.

Bisogna però sapere anche che, ciò che creiamo, è sostanzialmente ciò a cui diamo importanza adesso, dalla profondità di noi stessi.

Se diamo importanza al presente, a ciò che sta accadendo adesso materialmente, indipendentemente da quello che l’ha causato, rafforziamo (a livello profondo ed energetico) ciò che c’è ora, che ci piaccia o no, lo rafforziamo.
Se “capiamo” la causa di quel che c’è ora e la individuiamo nel passato dandogli importanza, (…ho capito che sto ripetendo quella storia d’infanzia!…) la rafforziamo comunque nel presente, se pensiamo che adesso va tutto male per quella scelta sbagliata del passato, finiremo per rafforzare e radicare sempre nel presente, l’energia che l’ha creata, rafforzandone la presenza e pressione nel adesso.
Lo stesso accade se la causa iniziale la individuiamo nel futuro, in un obiettivo che adesso ci sembra troppo audace o comunque oltre la nostra portata.

Ecco, l’idea che sia oltre la nostra portata troverà il modo per concretizzarsi, restando sempre oltre la nostra portata, tenendo quel obiettivo oltre la nostra portata.

Ciò a cui inconsapevolmente diamo importanza, soprattutto ciò che lavora dietro le quinte delle nostre idee, il pensiero di fondo che abbiamo di noi stessi riguardo a ciò che stiamo pensando e/o facendo, si crea, si rafforza e si radica nel presente, indipendentemente dalla sua provenienza, passata o futura o (anche) “fantasiosa” che sia.

Il momento in cui viviamo e creiamo davvero (presupposti per il futuro), è ovviamente sempre il presente, adesso, con tutto il carico emotivo, tutto il carico di credenze e convinzioni, consapevoli e inconsapevoli che al momento ci caratterizzano.

Se il presente non ci piace, il fatto stesso che non ci piace gli dà energia, dà energia agli aspetti che non ci piacciono, gli da importanza e potere proprio nella capacità di creare sia sinapsi nel nostro cervello che collegamenti materiali con l’aspetto che non ci piace, trasformandoci in creatori inconsapevoli proprio di quelle cose che non ci piacciono o di qualcosa che energeticamente ed emotivamente gli è simile.

Prova a prenderne coscienza adesso.

Osserva, ciò che non ti piace

senti come provoca un passaggio anomalo di energia in te

la senti proprio fisicamente?

Non sto solo parlando

ti chiedo proprio di sentire dentro di te

adesso, mentre stai qui a leggere

fermati un pò e osservati.

C’è un passaggio di energia in noi per ogni pensiero che ci attraversa.

Non è solo teoria, è proprio una cosa fisica.
Sta accadendo dentro di te, anche adesso.
Stai usando la tua energia vitale

per alimentare qualcosa che ti piace o non ti piace

proprio adesso mentre ci stai pensando

e questa tua energia va a rafforzare ciò che stai pensando.

Se gli darai abbastanza attenzione e importanza

creerà anche nuove sinapsi

indipendentemente dal fatto che la vuoi o no

ma solo perché le stai dando importanza

predisponendoti a pensarci sempre più frequentemente

anche contro ogni tua volontà mentale e/o razionale.

Tutto è energia, energia vitale! che ognuno di noi produce così come abbiamo appena visto e sentito anche adesso mentre leggi, sperando che la tua lettura sia attenta e “attiva”, partecipata, con tutti i sensi di cui disponi.

 

Se proviamo ad attingere dal futuro (pensando al futuro) con sentimenti come la speranza, porteremo in questo momento l’energia della speranza… e sai come si dice?aspetta e spera… chi di speranza vive… ecc.
Se attingiamo dal futuro qualcosa di buono ma con un sentimento di desiderio che prende vita dalla mancanza, dal senso di mancanza, cioè stai desiderando perché ne senti la mancanza, continueremo a portare nel presente altra mancanza.
È sempre il sentimento di fondo, quello che sta più in profondità che si realizza, non quello superficiale della mente, non quello del nostro obiettivo mentale. l’obiettivo mentale è sempre solo un punto di aggancio tra il tuo inconscio e la tua mente per portarti a creare situazioni emotive attraverso la materialità nella quale ti stai impegnando.
Lo stesso accade se adiamo al passato.

Se attingiamo dai nostri ricordi di momenti di gloria passati e lo facciamo con nostalgia, dando inconsapevolmente importanza alla nostalgia, sarà questa a venire a realizzarsi, a materializzarsi nel nostro presente, facendoci fare scelte che ci faranno stare sempre nella nostalgia dei bei tempi andati, creando anche auto-sabotaggi inconsapevoli pur di mantenere questo scenario in cui la nostalgia troverà modo di restare il sentimento di fondo prevalente che ti pervade.
Lo stesso accade con qualunque altra emotività di base, buona o meno buona che sia.

 

In ogni cosa che sentiamo dobbiamo cercare di arrivare alla emotività profonda, quella di base.
Dobbiamo sentirla, prenderne coscienza, “ascoltarla”, farla circolare nel nostro corpo fisico e anche nel corpo energetico intorno a noi se lei (l’emotività profonda) lo richiede.
Dobbiamo darle sfogo totalmente in noi, intorno a noi, nel nostro campo energetico, nel nostro ambiente emotivo, nel nostro ambiente fisico, nel nostro ambiente circostante. Dobbiamo lasciarla fluire liberamente, “nel giusto modo” di cui parleremo più avanti.

 

Ciò che stiamo “cercando” in realtà non è l’oggetto del nostro desiderio ma un qualcosa che possa farci “sentire” e “percepire” quella emotività profonda.
L’oggetto del nostro desiderio è in realtà solo un mezzo che la nostra emotività profonda ci suggerisce, è lei, la nostra emotività profonda la suggeritrice dell’idea che abbiamo avuto, è lei quella che ci “mette in testa” le cose, è lei quella che ci fa “pensare in un certo modo”, la nostra emotività profonda è in realtà anche l’energia che ci dà la forza per muoverci verso i nostri “obiettivi”, verso quegli obiettivi che lei stessa ci ha messo in testa, ci ha suggerito di sana pianta oppure facendoci “notare” qualcosa intorno a noi, qualcosa che poi ci ha fatto “piacere” al punto da trasformarla in un obiettivo o un desiderio.
Ma è anche la stessa energia che ci fa pensare a tutto quello che stiamo pensando adesso, indipendentemente dagli obiettivi più grossi ed evidenti.

 

Quella emotività profonda è la causa primaria della nostra vita sia come individui che come collettività.

 

Non c’è nulla di logico secondo la logica della mente, ma solo se riesci a toccare quel punto profondo di te stesso vedi qualcosa che ha un senso, qualcosa che ha una coerenza visibile.

 

L’emotività profonda è un pezzetto della nostra infanzia, è un insieme di frammenti dei nostri ricordi d’infanzia, è tutto quello che possiamo percepire e “ricordare veramente” oggi, di quel ricordo d’infanzia di cui non sappiamo più nulla a livello cosciente e mentale (oppure è memoria cellulare proveniente addirittura dai nostri genitori attraverso la nostra genetica, ma di questo non parleremo adesso).
“È comunque l’originale” di quel ricordo, l’unica parte mai alterata o rielaborata dagli eventi successivi, che riguarda quel ricordo d’infanzia.
È ciò che abbiamo sentito e percepito in quel momento d’infanzia, è il COME e sottolineo soprattutto IL COME L’ABBIAMO PERCEPITO in quel momento, è l’unico modo che abbiamo oggi per rivivere (e ricevere) quel momento d’infanzia in modo coerente, corretto e vero.

 

Bambino interiore.

Noi non sappiamo più comunicare con i bambini, non abbiamo più la capacità di comunicare con un bambino nello stesso modo come loro comunicano tra di loro, perfino quando non sanno ancora parlare, o meglio, quando non hanno ancora imparato il nostro linguaggio di “adulti”, dimenticando il loro linguaggio d’infanzia, perché se ci pensi, se due bambini di pochi mesi comunicano, ed è evidente che lo fanno, è evidente anche che hanno già una forma di linguaggio innato, chiaro e comunque efficace seppur sicuramente elementare.

 

Ciò che viviamo lo memorizziamo nel momento in cui lo viviamo, con gli stati d’animo e la “consapevolezza” che abbiamo in quel momento, come anche in questo momento, stiamo vivendo e memorizzando con tutto il corollario che abbiamo intorno e dentro di noi adesso, in questo momento.
Se rileggi un libro dopo qualche mese, lo stesso libro ti insegnerà qualcosa di nuovo che non ti aveva insegnato alla prima lettura, questo perché il tuo stato d’animo è sicuramente diverso, la tua emotività profonda è sicuramente diversa, le tue percezioni e le tue focalizzazioni mentali sono sicuramente diversi, la tua attenzione è diversa, la tua consapevolezza è diversa, i tuoi pregiudizi, sono diversi e quindi il tuo modo di vivere, percepire, sentire e vedere sono diversi.

Un libro importante andrebbe letto almeno 4 volte, una per ogni stagione dell’anno perché cambia inevitabilmente l’emotività profonda anche con il cambiare delle stagioni e ogni variazione emotiva produrrà una variazione dell’attenzione di cui siamo capaci spontaneamente e volontariamente.

Ciò che abbiamo vissuto nel infanzia, l’abbiamo memorizzato in quel momento, con tutte le percezioni di quel momento, con l’importanza che gli ha dato il bambino che eravamo in quel momento, con la comprensione e consapevolezza che aveva il bambino che eravamo in quel momento.

Se non riusciamo più a comunicare alla pari con un qualunque bambino, non possiamo comunicare nemmeno con il nostro bambino interiore, con quel insieme di ricordi della nostra infanzia che oggi emergono attraverso le nostre emotività profonde.

Non possiamo comunicare a livello mentale, cioè non possiamo capire mentalmente ciò che emerge, ma possiamo sentirlo dentro noi stessi, a cominciare dal ascolto di quel che accade nel corpo.
Le sensazioni che sentiamo nel corpo sono la copia fedele di quel che abbiamo sentito in quel momento d’infanzia.
Se ci facciamo caso, se ci permettiamo di lasciarle fluire, se stiamo zitti con la mente, consapevoli che non potremmo capire nulla per quel che intendiamo il capire da adulti che siamo oggi, se stiamo zitti con le parole, silenziosamente consapevoli che le nostre attuali parole sono di un linguaggio e significato diverso da quello che sta emergendo, se ascoltiamo il nostro corpo e le sensazioni o energie che si stanno muovendo, consapevoli che questa è la versione originale del nostro ricordo d’infanzia che sta “parlando”, pur senza dire nulla, comprenderemo qualcosa di importante per noi.

Non aspettiamoci una comprensione mentale, ma una sensazione di comprensione, spesso non spiegabile, tutto qui.

Lo so, è difficile comprendere il capire senza “dover” capire…

 

Se abbiamo compreso tutto quello che è stato detto fin qui, le sensazioni silenziose che generano e costruiscono la nostra emotività profonda, sostanzialmente guidano i nostri passi, il nostro parlare, il nostro stare nel mondo. Guidano le nostre scelte, focalizzano la nostra attenzione, danno, tolgono, deviano o distorcono la nostra energia vitale, l’energia che ci fa muovere, pensare e vivere, così come stiamo facendo, inconsapevolmente.

 

Sono anche ciò che ci fa stare male quando per troppo tempo non ne prendiamo coscienza.

 

L’emotività profonda “si genera” in qualche parte del corpo, da lì prende energia, da quella parte del nostro corpo, togliendola al organo dal quale prende energia oppure facendo in modo che in quel punto del corpo arrivi altra energia proveniente dagli altri organi.
In un modo o nel altro, in quel punto dove si genera l’emotività profonda avviene uno scompenso energetico che se nutrito inconsapevolmente per troppo tempo attraverso la nostra attenzione, una attenzione rivolta non alla parte che sta ricevendo scompensi ma ai soli pensieri ad esso (inconsapevolmente) collegati, degenera in malattia.

 

Il nutrimento dell’emotività avviene attraverso la necessità di rafforzare la sua manifestazione, la necessità di rafforzare la manifestazione dell’emotività profonda avviene perché evidentemente non è stata ancora sentita abbastanza, non è stata ascoltata, non è stata vista, non è stata percepita nel giusto modo.

Quanto più ignoriamo i sintomi, più addirittura ci rifiutiamo! di “sentire” la nostra emotività profonda, quante più distrazioni o pillole miracolose cerchiamo, tanto più essa rafforzerà la sua manifestazione, dirottando o drenando energie (che ovviamente mancheranno al resto delle nostre attività e necessità quotidiane) fino anche alla distruzione dell’organo dal quale prende energia.

 

Ricapitolando.
Abbiamo degli obiettivi, abbiamo visto in profondità cosa ci trasmettono.
Abbiamo compreso che c’è una emotività profonda che guida le nostre scelte, la nostra focalizzazione mentale, la nostra vita.
Abbiamo visto che questa emotività profonda prende energia da qualche parte nel corpo e può arrivare a prosciugare l’organo interessato o farlo scoppiare di energia.
Abbiamo capito che, pur essendo qualcosa di quasi impercettibile per una persona poco allenata e molto distratta, è però determinante nella vita.
Abbiamo visto il collegamento, il filo conduttore tra tutto e abbiamo anche accennato a cosa serve fare, cosa che adesso ripetiamo con qualche particolare in più.

 

“meditazione”

L’AutoOsservazione consapevole.

Si può fare AutoOsservazione partendo dagli obiettivi mancati oppure da un dolore o sofferenza sia fisica che psichica che si sta vivendo.

Fai dei respiri consapevoli

cioè prendi coscienza del fatto che stai respirando

senza correggere nulla volontariamente del tuo respiro
Vedi solo come stai respirando

prendine coscienza e lascia fluire il tuo respiro come lui vuole,

non devi fare altro che vederlo senza pensare se è corretto o no

prendine coscienza e basta, stai respirando, punto.

Ti verrà spontaneo fare qualche respiro più profondo

è normale, lascia fluire

permettiti di fare tutto quello che viene e resta semplicemente a osservare ciò che ti accade riguardo al tuo respiro.

Quando ti senti pronto, osserva il tuo corpo

ponendo l’attenzione su qualche parte che richiama la tua attenzione.

Questo richiamo di attenzione potrebbe spostarsi in altre parti

non succede sempre ma se accade

tu lo seguirai senza porti domande

se resta lì, va bene ugualmente.

Osserva ciò che emerge,

senza cercare di capire cosa sia

accetta quello che c’è

sappiamo già che è una memoria d’infanzia che non possiamo capire al livello mentale

la ascolti in silenzio e basta

entrandoci in contatto più che puoi ma senza forzature

solo dandogli attenzione

solo sottraendo attenzione da altre cose

e riportandola a ciò che stai osservando in te, adesso.

La sensazione molto spesso si amplifica

questo è un buon segno

vuol dire che molti frammenti della tua mente distratta

stanno ritornando a te e alla parte di te che richiama la tua attenzione

stai facendo un lavoro di AutoOsservazione corretto.

Potrebbe  addirittura diventare “doloroso”

(non necessariamente)

ma questa non è la realtà.

In realtà sta aumentando solo

la tua percezione di qualcosa

che già faceva tanto male

ma di cui non ne avevi sufficiente percezione e coscienza

perché avevi imparato a “distrarti”

a non pensarci.

Questo è il vero dolore nel quale vivevi senza rendertene conto

non è di più, non sta aumentando

aumenta solo la tua consapevolezza

la tua percezione

stai prendendo coscienza del dolore nel quale inconsapevolmente stavi vivendo

il dolore che avevi tentato di anestetizzare con la distrazione.

Adesso che tutte le tue parti mentali distratte stanno ritornando a te

tu lo senti.

Ne stai prendendo coscienza pienamente

il dolore te lo ripeto, in realtà non sta aumentando

ciò che aumenta è solo la tua percezione

la tua presa di coscienza di questa parte di te

e di quella memoria d’infanzia

che attraverso questa sensazione

si sta manifestando ora.

Resta qui

accogli il dolore di quel bambino che eri

e che non avevi ascoltato

con la giusta, corretta e dovuta delicatezza e attenzione per tanto tempo.

Non è un estraneo, sei tu nella tua essenza più profonda.

Lascia che ti si mostri totalmente e “sentilo” dentro di te.

La tua mente adesso è finalmente entrata in contatto diretto

con il tuo bambino interiore.

L’adulto e il bambino che da sempre convivono in te

si stanno finalmente guardando.

La tua mente e il tuo bambino interiore adesso sono vicini

silenziosi

sono in contatto

non immaginare nulla dalla mente

lascia che venga ciò che deve venire

liberamente

non immaginare nulla, lascia fluire.

Prenditi il tempo che serve, tranquillamente.

La sensazione

dopo un picco di percezione

andrà gradualmente ad allentarsi

accompagnato da una sensazione di leggerezza

di liberazione

qualcosa di buono.

Quando senti che la sensazione è ormai “digerita”

ritorna a percepire il tuo respiro

semplicemente

senza cambiare nulla

sentilo e basta così come viene

osservalo solamente.

Quando sei pronto, qualcosa ti farà capire che per oggi va bene così.

Ringrazia te stesso per ciò che ti sei permesso di fare.

Se ti viene spontaneo, puoi piangere, ridere, stiracchiarti. Sentiti libero.

 

Sappi che di ricordi d’infanzia da ascoltare ce ne sono centinaia, non è con questa prima esperienza che risolverai la tua vita, ma di solito l’inconscio, il nostro bambino interiore, per le prime volte ti darà da vedere qualcosa che sarà molto evidente, qualcosa che ti farà molto piacere.

 

Ancora una cosa importantissima.
L’intenzione.

Se ci siamo capiti, si tratta di recuperare il contatto con il nostro bambino interiore.
Se l’intenzione in queste AutoOsservazioni sarà quella di “sistemare la vita” materiale, funzionerà poche volte, poi non ci saranno più risultati “interessanti” perché in profondità sarà come aver detto al nostro bambino interiore di fare subito a toglierci queste noie, come dirgli che ne abbiamo abbastanza delle sue manifestazioni che ci rovinano la vita materiale. Che reazione ti aspetti dopo un po’?

Se invece riesci a metterti in questa AutoOsservazione con l’intenzione di dare ascolto al tuo bambino interiore, tutto sarà diverso e la guida che ti darà lui stesso sarà qualcosa di meraviglioso.

Ti dico anche che, se lo farai con la giusta intenzione, nei minuti che ti serviranno per questa AutoOsservazione il mondo si dimenticherà di te, il telefono non squillerà, nessuno ti distrarrà, sarete solo tu e il tuo bambino interiore fino alla fine della AutoOsservazione.

Ma l’intenzione deve essere sincera, nemmeno questa deve venire dalla convenienza, deve invece venire da una vera presa di coscienza profonda e radicata.

Ci sono altri livelli di AutoOsservazione molto più profondi dove si possono vedere energie nostre o di altri o anche dei luoghi dove ci troviamo e osservarne l’interferenza che hanno, ma non serve parlarne, non saprei nemmeno come spiegarle a chi è all’inizio, credo che, chi farà questo lavoro quotidianamente ci arriverà da solo, senza le distorsioni che potrebbero venire da un indottrinamento mentale senza la consapevolezza nemmeno di se stessi. Chi non farà questo lavoro, non potrebbe mai capire pienamente senza mitizzare qualcosa di assolutamente naturale per un essere umano integro, che ha ritrovato la sua integrità tra tutte le parti di se, sappiate solo che c’è molto altro oltre questo lavoro che è indispensabile per entrare in contatto con il proprio inconscio in modo proficuo per la crescita umana e spirituale.

 

Tutto questo permette di vedere la propria realtà profonda, permette di entrare nella più profonda verità personale, permette di sviluppare una certa compassione vera per chi non ci riesce, per chi inizialmente non accetterà i nostri cambiamenti che diventeranno sempre più evidenti, questo lavoro permette di vedere la realtà delle cose della vita quotidiana senza entrare in contrasto con ciò che accade.

 

Se dovesse capitare di andare in contrasto con “chi non sa guardarsi dentro”, forse sarà il caso di fare una AutoOsservazione sulla nostra capacità di compassione, fermarsi, pensare a ciò che sta succedendo, a ciò che ci manda in reazione e sentire in noi dove si trova questa reazione, fare AutoOsservazione sulla nostra reazione a questa cosa.

 

Non si diventa superiori a nessuno, si diventa solo più veri.

 

La verità, quella che non ha bisogno di strillare, quella profonda che viene dall’aver visto da dove nasce ogni cosa, non va mai in contrasto con le cose della vita, anzi, viene accettata sempre.

Se nasce un contrasto dopo aver visto e parlato di una nostra versione della verità, evidentemente non abbiamo ancora toccato il nocciolo profondo in noi riguardo a quell’argomento, abbiamo ancora da “lavorarci” nella nostra profondità.

 

In fine
Se tu migliori, migliorerai un frammento della società o almeno dell’angolino in cui vivi.
Il mondo è fatto di 7 miliardi di angoli o come stava suggerendo il correttore automatico, 7 miliardi di angeli, in gran parte “caduti”.
Il mondo siamo noi, con quello che crediamo e a cui diamo energia con i nostri pensieri, le nostre parole, le nostre opere.

 

Le “brutte energie” ci sono, non possiamo distruggerle perché fanno parte di noi o meglio, della nostra inconsapevolezza. Sono tali perché non riusciamo a vederle e ci rifiutiamo di vederle nel loro punto di origine, cioè in quel punto dove in noi stanno prendendo o accumulando energia.
È l’accumulo o la perdita di energia che alimenta la sofferenza, è la nostra mancanza di coscienza del punto di origine in noi stessi che porta allo squilibrio dal quale nasce la sofferenza, è la nostra inconsapevole incapacità di guardarci dentro nel giusto modo che genera sofferenza.

 

Noi, come già detto, inconsapevolmente creiamo scenari oppure (se non abbiamo abbastanza energia creatrice) cerchiamo scenari già creati dove ciò che sentiamo in profondità (la nostra emotività profonda prevalente del momento), si possa manifestare o adagiare meglio, ma lo facciamo sempre inconsapevolmente.

 

Più ne abbiamo (inconsapevolmente) bisogno, più scenari brutti creiamo o contribuiamo a creare oppure andiamo a rafforzare laddove già sono stati creati, entrando in certe egregore, organizzazioni, partiti, squadre, gruppi che fanno di quella nostra stessa emotività profonda il loro motore, il loro propulsore. A volte anche creando autentici mostri come già troppe volte l’umanità ha saputo fare.

 

È così che si alimenta la coscienza collettiva, passo dopo passo, creazione dopo creazione, mattone dopo mattone, albero dopo albero, associazione dopo associazione con chi ha bisogno di manifestare la stessa nostra sofferenza in qualcosa che facciamo inconsapevolmente e che tutti facciamo con la stessa inconsapevolezza.

 

Siamo tutti concatenati, tutti usiamo tutto e tutti.
Ogni cosa che usiamo diventa importante, ogni cosa che diventa importante comincia a prendere e/o risucchiare energia a noi stessi e a tutti coloro che come noi gli danno importanza, inconsapevolmente.

 

Per interrompere questo vortice di energie informate (detti anche pendoli nel transurfing di Vadim Zeland, che vi consiglio di leggere) che portano a sofferenza, possiamo lavorare concretamente solo in noi stessi, dentro noi stessi, proprio fisicamente, realmente, nel modo descritto qui o comunque con qualunque altro sistema che riporti la tua attenzione a te stesso e a ciò che ti trasmette dentro.

Se io ho “sciolto” i miei “legacci emotivi” che davano importanza a qualcosa di brutto, quella cosa avrà un alimentatore in meno, io da solo non cambierò le cose ma, se con questo scritto e con le mie opere quotidiane o con il mio lavoro di qualunque genere esso sia, potrò portare alla consapevolezza altre 10 persone, saranno 10 alimentatori in meno.

Senza forzature, per la prima volta chiedo di diffondere un mio messaggio, questo messaggio, più che potete, gratuitamente.

Chi è pronto, capirà e ritornerà a sé.

 

Ps. I problemi che viviamo, oggi li viviamo da questo livello di coscienza e da qui vorremmo risolverli, ma come disse Albert Einstein, non puoi risolvere un problema con la stessa mente (mentalità) che l’ha creato.
Imparando a vedere il punto di origine di tutto quello che viviamo, cambierà inevitabilmente anche la mente e la mentalità e da quell’altra mentalità sicuramente vedremo soluzioni che da qui sono invisibili.

Prima di pensare a cambiare le cose, cambia te stesso.

 

Buona AutoOsservazione
Buona diffusione
Buon lavoro
Buona Vita

Con tutto il mio cuore

Da Giuseppe Lembo.
San Paolo di Civitate 4 dicembre 2020.

(Revisionato e integrato il 21 febbraio 2021)

(seconda revisione e integrazione 10 ottobre 2021)

(terza revisione 29 gennaio 2022 ore 22:22)

(quarta revisione 6 gennaio 2022 ore 13:24)

2 thoughts on “AutoOsservazione, obiettivi e coscienza collettiva

  1. Sono qualche anno che ti seguo,putroppo non riesco a innescare la leva per cominciare, sarà la pigrizia la poca costanza ,intenzione limitata,ma nulla toglie ,l apprezzamento al suo stupendo lavoro .
    Buon anno e buon lavoro
    Apollonio Daniele

    • Ti ringrazio per la fiducia.

      Quando ho finito il secondo corso con Antonio Origgi sulla conoscenza e comunicazione con il proprio inconscio, Lui ci raccomandò di non essere troppo “fedeli all’insegnamento ricevuto”.
      Sono linee di massima dalle quali partire con principi di base abbastanza corretti ma che poi vanno “personalizzati”.

      il cocktail personale di blocchi emotivi ci rende unici in ogni cosa, compreso il “modo di comprendere” le cose che vediamo, viviamo, impariamo.

      In una classe elementare, ma anche all’università, il professore è uno solo ma a parte i pappagalli che ripetono a campanella ogni parola, tutti gli altri acquisiranno un insegnamento un pò diverso tra loro. Non tutti comprenderanno tutto ciò che il professore ha spiegato, in molti interpreteranno la lezione a modo proprio e spesso, grazie al proprio modo “diverso” di capire riescono anche a superare il loro maestro.

      Se il tuo inconscio ti ha tenuto su questo blog per così tanto tempo è perchè c’è dentro qualcosa che “ti serve”, ma io ti invito a “superarmi”, ad avere il coraggio di “andare oltre” ciò che hai letto qui e di personalizzare l’esperienza che fai pur tenendo presente ciò che hai letto.

      Ciò che ho imparato dal “mio Maestro” è molto diverso da quello che sto facendo ora e che spesso qui ho illustrato per sommi capi ma volutamente non totalmente dettagliato proprio per lasciare a ognuno la possibilità di “diventare il maestro di se stesso”.

      Forse è questo che devi fare, o almeno questo mi sento di dirti adesso.

      Questo blog è solo una raccolta delle mie esperienze nel lavoro e dialogo con il mio inconscio, non è tutto il mio lavoro, ma solo una parte, solo quella parte che può servire da starter per chi come te cerca qualche input, ma poi il lavoro più “di fino” devi farlo tu.

      Abbi fede, anzi, fiducia in te stesso, te lo ripeto, se hai seguito tanto tempo è perchè il tuo inconscio te l’ha chiesto, ma forse devi fare la tua parte facendo tue le linee di base e poi lavorando “a modo tuo”.

      l’unica raccomandazione che ti faccio è… non fare tutto questo lavoro per “sistemare le cose”, fa che la “sistemazione delle cose” sia solo un effetto collaterale del lavoro. Impegnati ad aprire un dialogo con il tuo inconscio con l’intenzione di metterti al suo servizio, affinchè ciò che sta cercando di manifestare possa ricevere la luce della tua attenzione.

      Portare luce nella propria oscurità è questo, portare la nostra mente educata e serena nella osservazione di ciò che in noi non abbiamo mai avuto il coraggio di vedere.

      La luce entra in noi attraverso gli occhi, gli occhi sono i portatori di luce, rivolgiamo il nostro sguardo a queste parti interiori che tentano di mostrarsi ma che per tanti motivi abbiamo sempre “inconsapevolmente evitato di vedere”.

      e anche se l’hai già fatta tante volte, di nuovo Buona AutoOsservazione, ma con più libertà.

      Spero tu possa un giorno raggiungere risultati che possano amplificare questo lavoro e diffonderlo nel mondo meglio e più arricchito di come ho saputo fare io fin qui.

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