Perché la storia si ripete

La storia si ripete per tanti motivi ma i più frequenti sono due.

 

Il primo è che quello che si studia, è in gran parte falso e/o romanzato, scritto quasi sempre dal vincitore, non fa vedere in modo completo l’andamento dei fatti.

 

Il secondo motivo è che non vediamo il mondo e le cose che succedono nel “giusto modo”.

 

Non abbiamo ancora capito che tutto quello che viviamo è manipolato e condizionato, dal nostro inconscio, come persone singole e dall’inconscio collettivo, come comunità e come umanità.

 

L’inconscio, quella parte di noi che Jung chiamò “bambino interiore”.

 

La nostra mente, cioè la nostra volontà mentale, si dice che governi il 5% della nostra vita, tutto il resto è governato dall’inconscio.

 

Facciamo una prova.

Proviamo a guardare la gente (e ovviamente anche e soprattutto noi stessi) come degli attori che stanno recitando un personaggio.

Cioè, le cose che fanno, nel loro “solito modo di essere” proviamo a immaginare che non siano esattamente loro, ma che stiano solo interpretando quel personaggio.

Non è difficile vedere le persone (e ovviamente anche e soprattutto noi stessi) in questo modo, basta vedere come l’interpretazione cambia, a volte radicalmente, con il cambiare dei ruoli che si susseguono durante la giornata.

 

Figlio, marito, padre, operaio, viaggiatore, automobilista, madre, suocera, figlia, nipote, operaia, padrona di casa, affittuaria, studente, insegnante, consumatori, produttori… ecc.

 

In ogni situazione indossiamo una maschera diversa, un modo di stare al mondo diverso, un modo di vivere diverso e soprattutto un modo di relazionarci diverso..

 

Se siamo onesti, almeno con noi stessi, la differenza la vedremo chiaramente.

 

Tra tutte queste, qual’è la nostra vera personalità?

 

Se venissimo catapultati su un’isola deserta dove tutti i nostri ruoli, tutto quello che facciamo “per stare in mezzo agli altri”, tutto quello che abbiamo studiato per avere un titolo non avesse più valore, chi o cosa potremmo dire a noi stessi di essere?

 

Quello che succede qui è sostanzialmente un teatrino sul quale andiamo a recitare qualcosa che ci spinge da dentro, a volte siamo spinti perfino nelle situazioni che la nostra mente (il 5% di noi) davvero eviterebbe volentieri, ma senza renderci conto che l’altro 95% (l’inconscio) evidentemente sta desiderando ardentemente.

 

Sembra assurdo?

 

Quante volte ci siamo ficcati in situazioni antipatiche che per evitarle sarebbe bastato dire di no oppure proprio astenersi dal rispondere?

 

La storia non insegna nulla solo perché non vediamo questa parte profonda e molto consistente (95%) di noi stessi, ci focalizziamo sul teatrino senza vedere la spinta interiore che ci ha messi lì in mezzo, in quella condizione, con quel ruolo e (questo è fondamentale) con quel preciso stato d’animo e quell’insieme di percezioni di cui non prendiamo mai coscienza mentre accade.

Se tutto va bene lo vediamo solo dopo, quando tutto l’insieme del teatrino e la scenografia è ormai cambiata, quando la parte profonda, la parte emotiva è ormai “scaricata”, sfumata o distorta.

Quando ci diciamo che avremmo dovuto “reagire” diversamente ma ormai è tardi, tardi anche per fare una utile AutoOsservazione per guardarci dentro.

Ovviamente, daremo poi delle interpretazioni assolutamente mentali, dal punto di vista mentale, quindi totalmente inutile per la comprensione profonda dei retroscena interiori di quella sceneggiatura ormai andata.

Magari saremmo comunque in tempo per osservare gli stati d’animo residui o conseguenti, ma ciò che stava facendo il danno materiale è ormai andato e sarà bene tener presente che dovrà accadere di nuovo in futuro, forse in modi materialmente diversi ma comunque utili a ripetere quegli stati d’animo che non abbiamo saputo cogliere nell’occasione appena andata.

Saranno ingaggiati forse nuovi attori, probabilmente si costruirà o si cercherà una nuova sceneggiatura in luoghi nuovi, ma l’emotività profonda sarà la stessa che in questa ultima occasione ci siamo fatti sfuggire.

 

Molti saggi parlavano del Qui&Ora come del sommo insegnamento perché è quello, o meglio questo momento, il momento più importante.

Devi riuscire a coglierlo nella sua interezza di sensazioni, di sentito interiore, ma con la consapevolezza che l’essenza di tutto è solo quello che stai sentendo dentro di te, NON nella tua mente e nei tuoi ragionamenti mentali.

 

Anche per imparare le cose, è importante prendere coscienza della emotività profonda che ti pervade! Se non c’è emotività, o meglio, se non ti rendi conto dell’emotività del momento, non c’è perfino nemmeno l’apprendimento di ciò che stai facendo, leggendo, ascoltando.

Anche adesso, qui, in questo momento, mentre stai leggendo questo blog. Qualunque sia l’emotività che ti pervade, se te ne rendi conto, ti aiuterà a far penetrare meglio il testo che stai leggendo per estrarne quello che a te serve di più in questo momento.

Non prenderai tutto, ma di tutto quel che c’è, prenderai pienamente ciò che risuona con la tua emotività di questo momento.

Devi solo prenderne coscienza e “sentirla” dentro di te, mentre leggi, mentre ascolti, mentre vivi ogni giorno in tutto quello che fai, in ogni maschera che indossi.

 

Capirai, perchè lo vedrai, che non ci sono colpevoli, ma solo attori che stanno (stiamo) inconsapevolmente recitando una “parte”, nell’insieme della sceneggiatura nella quale il 95% di te ti e di loro (l’inconscio individuale e collettivo) vi ha portati, facendovi indossare una precisa maschera di quel preciso personaggio che state interpretando “emotivamente”  Qui, Ora.

 

Se continuiamo a vedere lo spettacolo di questo teatrino, senza renderci conto che siamo marionette nelle mani del nostro inconscio, non comprenderemo la lezione profonda e lui, l’inconscio, si sentirà costretto a  ripetere tutto, dovrà cercare o creare altre situazioni simili dove potrà far riemergere e farci vivere quella emotività profonda che non abbiamo visto, di cui non abbiamo preso coscienza.

 

Se invece, proprio mentre ci accade la vita, riusciamo a fare questo salto di “punto di vista”, se riusciamo a prendere coscienza e cognizione del fatto che stiamo interpretando uno dei nostri tanti personaggi, che stiamo recitando la parte, che c’è una spinta emotiva interiore a farci fare anche delle cose che spesso proprio non vorremmo fare… Se lo vediamo “nel giusto modo”, possiamo fermare la scena, vederne e sentirne l’essenza e, volendo, scendere dal palcoscenico ed essere per un po’ noi stessi, senza ruoli, senza maschere, senza recitare.

 

Durerà poco perché i personaggi che interpretiamo quotidianamente sono tantissimi, ma uno per uno, giorno dopo giorno ci libereremo dalla necessità inconsapevole di essere qualcosa o qualcuno, quello che ha ragione, quello che ha torto, il colpevole, l’accusatore, il buono o il cattivo ecc.

Capiremo che noi tutti non siamo tutto questo ma molto di più, anche i “cattivi” che ci hanno fatto male.

 

Solo così si può imparare e non ripetere più quell’errore che molto spesso si scoprirà che non era nemmeno un vero errore ma “solo” un teatrino messo su per  una inconsapevole necessità emotiva… che noi non capivamo, non vedevamo, non sentivamo in noi stessi.

 

Solo così la storia può insegnare qualcosa e smettere di ripetersi.