Cosa vogliamo

Cosa voglio?

Sappiamo forse cosa non vogliamo, ma non sappiamo cosa vogliamo veramente.

Vadim Zeland dice
Dove va la tua attenzione, lì scorre la tua energia (e la tua creatività).

 

Dove lasciamo andare più frequentemente (e distrattamente) la nostra attenzione?

 

Quando l’amministratore delegato della Coca-Cola negli anni sessanta fu sommerso dalle richieste degli azionisti, di fare qualcosa per fermare le critiche alla loro famosissima bevanda, lui rispose…
PURCHÉ SE NE PARLI!
Bene o male, purché se ne parli!!!

Come finì quella questione è ormai storia, la bevanda più criticata, più insalubre, più pericolosa della storia è diventata la più venduta al mondo. Pazzesco?

Altre due bevande ancora più pericolose e dannose oggi le contendono il titolo, non ci riescono perché, nonostante la loro nocività per la salute, non gli viene dedicata una campagna denigratoria sufficiente come la ricevette la Coca-Cola negli anni sessanta, settanta e ottanta e se nessuno lo farà, non ci riusciranno.

Di nuovo Vadim Zeland, parla dei pendoli, vent’anni fa io parlavo di vortici di informazioni… sostanzialmente sono la stessa cosa ma Zeland lo spiega meglio.
Sono una specie di “entità” che si nutre dell’attenzione delle persone per aumentare la propria energia.
Si, basta dare attenzione a qualcosa (o qualcuno) per dargli energia, la nostra energia.

Ogni cosa che accade, ogni movimento, ogni azione singola e ancora di più, ogni azione collettiva ha bisogno di energia per arrivare a compimento.

L’energia può essere trasmessa molto bene dedicando attenzione a ciò che, consapevolmente o inconsapevolmente pensiamo frequentemente

PURCHÉ SE NE PARLI!
Cioè, come la storia ha dimostrato, non importa come noi pensiamo a qualcosa, non significa davvero nulla ciò che pensiamo di una cosa, di una situazione, di un gruppo di persone, di un prodotto, di un movimento popolare, di un movimento politico, di qualunque cosa!
Non importa nulla il come.
Ciò che conta è solo il fatto che ci pensiamo, questo basta a dargli energia, potere, forza, vita.

Magari, il come ci pensiamo potrebbe caratterizzare come si evolverà e se ci pensiamo in modo “cattivo”, possiamo immaginare cosa stiamo contribuendo a creare.

Se la situazione che stiamo vivendo non ci piace, è perché non stiamo pensando a ciò che vogliamo davvero.
Se non stiamo pensando a ciò che vogliamo davvero, è perché non lo sappiamo, cosa vogliamo veramente.

Se non sappiamo cosa vogliamo davvero, è perché non stiamo ascoltando noi stessi.

In mancanza di pensieri nostri, ci lasciamo “prendere” dai pensieri altrui, dalle eggregore del momento, da altro che non ci riguarda nel profondo ma che, più ci entriamo dentro, più ci riguarderà perchè passo dopo passo inquinerà la nostra vita, diventandone parte.

 

Ma c’è un altro tassello.

Quando cerchiamo di capire cosa vogliamo veramente, andiamo di solito al secondo step, saltiamo la prima parte, quella più profonda.

Cerchiamo qualcosa nel mondo che possa fare al caso nostro in una situazione familiare, lavorativa, sociale, oppure una serie di oggetti “interessanti”.
Ma abbiamo saltato un passaggio importante, abbiamo saltato il perché profondo, il perchè emotivo.

Sotto ogni cosa che diciamo di volere c’è una richiesta emotiva di cui non siamo consapevoli.

Il perché, perché vogliamo ciò che diciamo di volere, è un perché emotivo, sempre.
Il vero perché, non è mai materiale.
Per questo nella realtà non sappiamo cosa vogliamo veramente.
Per questo motivo guardiamo le cose esterne e tentiamo di entrarci dentro con la nostra attenzione e quindi con la nostra energia.

Alla base di ogni desiderio c’è una richiesta emotiva che non riusciamo a vedere e “sentire” in noi stessi.

A volte ci sarebbero modi per soddisfare quella richiesta emotiva decisamente semplici e facilmente realizzabili, ma non li vediamo e ci incastriamo psicologicamente in situazioni assurde alle quali iniziamo a dare la nostra attenzione, fino a focalizzare tutto su quel desiderio materiale.

Ma ritorniamo ai “pendoli”.
Anche in una situazione sociale alla quale stiamo dando attenzione, indipendentemente da come ci pensiamo, con amore o con disprezzo non importa, noi riversiamo la nostra energia.
Che ci piaccia o no, le stiamo dando forza.

A volte sembra che una certa situazione sociale sia senza uscita, semplicemente perché ci siamo talmente incastrati con i nostri pensieri, che non riusciamo più a “fare marcia indietro”, ci sentiamo obbligati forse anche moralmente a pensarci, a cercare una soluzione.

Cosi non se ne esce mai.

Tutti i vecchi saggi dicevano che la via di uscita è dentro di noi, non fuori.

Dunque.
Sto in un contesto sociale strano, che non mi piace.
Voglio cambiare le cose.
Penso a cosa e come fare.
Mi studio il “nemico” (esistono ancora i nemici?).
Studio cosa e come fa.
Entro sempre più nel suo sistema operativo.
Gli dedico tutta la mia vita.
Creo un gruppo di lavoro di persone affiatate, affidabili, concentrate che sanno dedicarsi totalmente………..

Cosa ho creato a livello energetico?

Ho dedicato non i miei pensieri, non il mio odio, non le mie ragioni ma tutta la mia energia a quella situazione!
Le ho dato energia!

Ora, se quella situazione, se quella egregora, se quel pendolo è gestito da persone deboli, potrebbe esplodere e finire in un disastro o in bolle di sapone, ma se dietro questa situazione c’è qualcuno capace di reggere tanta energia, potrebbe salire a qualunque livello, anche a livelli mai visti finora.

Altra possibilità.

Sto in un contesto sociale strano, che non mi piace.

Voglio cambiare le cose.

Penso a cosa e come fare.

Mi studio il “nemico” (esistono ancora i nemici?)… Il nemico, dov’è?

Cerco in me stesso cosa mi risveglia emotivamente questa situazione.

Entro nel mio “sistema operativo”.

Individuo l’emotività profonda che si manifesta

Entro sempre più in me stesso e in questa emotività.

Cerco un modo costruttivo e materiale per darle sfogo nella vita quotidiana e sociale.

Cerco di dirigere i miei pensieri nella costruzione di qualcosa, che potrebbe essere anche semplicemente una ideologia nuova, ma che non contempli minimamente la contrapposizione a ciò che non mi piace.
Non qualcosa di alternativo, ma qualcosa di nuovo che prenda le basi dall’ascolto del cuore, dalla nostra emotività profonda.

 

Non qualcosa di alternativo perchè indirettamente finirebbe per dare di nuovo energia a ciò che non ci piace.

 

In questo è bene non partire con un’idea di cosa fare, perché quando si scende nel cuore con la mente libera, senza idee e preconcetti, se ne esce con la verità che serve in quel momento, una verità fresca, bella, buona per tutti, spesso buona perfino per coloro che volevano “combattere”.

Ci riusciremo?

 

Parliamone, per il bene di tutti 🙏

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