Guerra e/o Pace 3 i cattivi.

Guerre.
Cattivo è stato lui!
Cattiva è stata lei!
Ha rotto i miei giocattoli!
E lei ha rotto i miei!
Il mio cavallo a dondolo, ha tutto il naso rotto!
Non so se questa filastrocca aveva un prosieguo o se finiva qui, ma era “l’arma” per riportare la pace tra noi fratellini quando litigavamo (siamo 5 figli).
Era un modo per farci interrogare sull’origine del nostro piccolo conflitto del momento, era un modo per farci riflettere sul fatto che, anche quando c’è uno più cattivo, se l’altro non risponde con altrettanta cattiveria, il conflitto non può iniziare.
Era un modo per farci vedere la nostra parte di responsabilità seppur forse (dal nostro punto di vista) minore ma comunque sempre presente.
O almeno questa era l’intenzione dei miei genitori con i discorsi che seguivano questa filastrocca.
Da “grande” poi ho capito che, in una discussione, anche chi parte con l’idea di approfittare, con l’idea di sopraffare, cioè, anche chi parte con l’idea di fregare il prossimo, ha sempre bisogno di trovare dall’altra parte qualcuno che, almeno inconsapevolmente è disposto a farsi fregare, altrimenti non può riuscire.
Per esempio, quante volte abbiamo visto i furbetti che vanno per fregare e restano fregati?
Ci sono un sacco di storielle in ogni paese su questo genere di situazioni.
Qui però il discorso diventa più articolato perché mentalmente è assurdo concepire l’idea che qualcuno sia disposto a farsi fregare, seppur inconsapevolmente.
E allora come la spieghiamo questa cosa?
La spieghiamo con il punto di vista dell’anima e del inconscio, cosa che in noi stessi ignoriamo sistematicamente, anzi, posso affermare che siamo stati proprio (inconsapevolmente) istruiti a ignorarli.
Per anima e inconscio non esiste buono o cattivo, bello o brutto ecc, non c’è dualità.
Per anima e inconscio c’è solo l’esperienza.
L’esperienza della vita, che anima e inconscio chiedono di fare e che sistematicamente ci lasciamo sfuggire è la presenza a noi stessi durante la vita quotidiana.
È, o meglio, sarebbe, una cosa semplicissima, se non fossimo stati istruiti a NON guardare noi stessi dentro noi stessi.
Sembra quasi un giro di parole ma non lo è.
Dell’esperienza della vita, siamo stati istruiti a vederne solo una piccola parte, facendoci sfuggire una parte importante.
La parte di esperienza che ci sfugge sempre è la percezione di noi stessi, durante l’esperienza quotidiana, comprese ovviamente le esperienze più forti.
Ritorniamo al titolo, le guerre.
In guerra c’è sempre un “aggressore” e un “aggredito”.
L’aggressore rivendica qualche ragione, l’aggredito ovviamente anche ha le sue ragioni per sferrare il suo attacco di difesa.
Visto così, dal esterno, come siamo stati istruiti a fare, il discorso può finire qui, l’aggressore è quasi sempre il cattivo di turno.
Ma stiamo parlando, se abbiamo iniziato a capire qualcosa, di un fenomeno che riguarda l’inconscio collettivo di cui abbiamo accennato nella prima parte di questo discorso (nel primo “articolo” che ho scritto, di cui questo è il terzo in ordine di tempo).
Ciò che accade nel inconscio collettivo, è già accaduto migliaia di volte nel inconscio personale di ognuno di noi.
Ogni piccola battaglia quotidiana, se non viene vista come tale, è destinata a ripetersi.
Vedere le cose per quello che sono, nell’anima e nel inconscio, è il tassello mancante che porta a dover ripetere e inasprire i nostri piccoli conflitti interiori quotidiani fino a farli confluire nel inconscio collettivo della comunità, della nazione e del mondo.
Dobbiamo imparare, o meglio, reimparare a guardare le cose dal punto di vista dell’anima e dell’inconscio.
L’inconscio è detto anche bambino interiore………. Questo mi fa ritornare in mente le parole di “un Maestro” che disse…
>>Se non ritornerete come bambini, non entrerete mai<<
Ritornare bambini non significa diventare infantili, ma imparare a ritornare alla semplicità dei bambini e a stare presenti a noi stessi in questo momento, qui, ora, sempre.
Ritornare bambini significa essere semplici nel momento della nostra AutoOsservazione, non farci troppi discorsi da adulti che possono solo distrarci da quello che stiamo osservando proiettandoci lontani nel tempo e nei luoghi, lontani da dove stiamo adesso.
Tra i luoghi che non osserviamo ormai più, salvo quando abbiamo qualche dolore, c’è il nostro corpo.
I bambini devono ancora imparare a usare il loro corpo, per questo motivo hanno un rapporto molto particolare con il corpo e le sensazioni che ne ricevono.
Ciò che vivono, lo rapportano sempre alle sensazioni che sentono nel corpo, ciò che vivono lo memorizzano in quel momento insieme alle sensazioni che sentono nel corpo.
Quando da adulti riviviamo un momento d’infanzia, attraverso i mille richiami che il nostro bambino interiore quotidianamente ci trasmette, trascuriamo totalmente la componente fisica del richiamo, ci fissiamo solo sulla parte che inconsciamente andiamo a cercare o creare nell’ambiente circostante.
Ogni sensazione ha collegamenti con i nostri ricordi d’infanzia. Quando una sensazione diventa troppo frequentemente presente, è sicuramente qualcosa che stiamo inconsciamente cercando di rivivere.
La stiamo già rivivendo senza rendercene conto, ma la vediamo e la viviamo solo attraverso ciò che succede fuori da noi stessi, la parte fisica, emotiva, energetica, le stiamo ignorando totalmente.
Anche io che ci lavoro da qualche anno, lo ammetto che in certi momenti non mi accorgo di nulla in me stesso, reagisco e basta. Posso immaginare la difficoltà di chi non ha mai iniziato un tale percorso e posso capire.
Ma, anche quando abbiamo perso l’occasione per osservare la nostra personale tempesta interiore, abbiamo ancora la possibilità di osservare il prosieguo.
In una discussione, non è mai troppo tardi per fare la nostra AutoOsservazione, anche quando la questione è già degenerata, se riusciamo a fare la nostra AutoOsservazione, tutto si placa, immediatamente.
Non può succedere qualcosa di diverso, l’unica condizione per la riuscita è che lo si faccia con l’intenzione pura di vedere cosa il nostro bambino interiore voleva farci vedere, intenzione pura.
L’intenzione di vedere cosa ci trasmette il nostro inconscio NON l’intenzione di risolvere il conflitto, ma ovviamente, nella fiducia che il conflitto si fermerà, perchè è sempre così che accade, sempre.
Quando perdi, NON perdere la lezione.
Al prossimo capitolo con il principio del caos e come usarlo in un momento storico e particolarmente “favorevole” come questo.
Non sto scherzando, è un momento d’oro per chi saprà usarlo nel giusto modo e potrebbe esserlo per l’intera umanità, è una occasione forse unica.
Alla prossima.
Giuseppe Lembo.