Guerra e/o Pace 2

Chi si fa i caxxi suoi, campa cent’anni…
Inno all’omertà?
Oppure invito a vedere, guardare, sentire onestamente se stessi?
Per me è uno dei proverbi più saggi, perché lo vedo come un invito alla AutoOsservazione.
Farsi i caxxi propri, già nell’uso di una parola così apparentemente volgare ma in realtà molto intima, un invito all’osservazione appunto, di qualcosa di particolarmente intimo, personale, riservato.
L’AutoOsservazione è la chiave per cambiare le cose veramente.
Quando si “diventa” presenti a se stessi e alla realtà già materializzata, ma per davvero, cioè, quando si fa AutoOsservazione con tutti i crismi, anche la scena presente cambia, gli attori presenti subiscono un momento di smarrimento collettivo.
Noi tutti siamo Inconsapevolmente collegati a livello inconscio, facciamo tutti parte dell’inconscio collettivo.
Nel inconscio, (cioè “non conscio”) viviamo in una concatenazione di reattività che abbiamo tra noi stessi e tutti i partecipanti, tutti quelli che ci reagiscono in qualche modo, direttamente o indirettamente.
Ci scegliamo (inconsapevolmente) in base alla necessità di avere qualcuno con cui reagire per quel che abbiamo bisogno di vedere al di fuori di noi stessi, semplicemente perchè non ci rendiamo conto di non averlo saputo vedere direttamente dentro noi stessi.
Tutti “funzioniamo” per reattività, cioè tutti reagiamo in base a un programma che abbiamo dentro, che ci è stato installato da… mille fattori di cui non parliamo ora.
Basta vedere la calligrafia, possiamo scrivere tutti lo stesso testo, le stesse parole, lo stesso discorso ma ognuno lo farà a modo suo.
Nemmeno i movimenti della nostra mano son fuori dalla nostra reattività personale che ci farà premere di più o di meno sul foglio, che inclinerà in avanti o indietro il tratto che stiamo scrivendo, che ci farà fare salire o scendere dal rigo sul quale stiamo scrivendo, ma anche che ci farà scegliere alcune parole invece che altre.
Fino a quando non ne prendiamo coscienza, tutto funziona come da copione, per semplice reazione e non cambierà mai nulla.
Quando però si diventa onesti osservatori di se stessi
e delle proprie reattività
senza cercare paradossalmente nemmeno di capire
cosa si sta vedendo e sentendo
ma semplicemente si osserva e basta
succede che
in pratica
un attore del teatrino (TU)
non sta più seguendo il copione
e tutti i presenti hanno un momento di smarrimento
perché non hanno più la tempistica e le risposte del copione
che inconsapevolmente (o inconsciamente) si aspettavano.
Quando questo accade, qualcosa cambia
e cambia davvero.
Se in quel momento di AutoOsservazione, c’è una intenzione pura (discorso da approfondire), si è appena inserito un semino che, se coltivato con ripetute AutoOsservazioni con la stessa intenzione pura, può finire per contaminare le scene successive, il copione locale e forse anche quello collettivo più allargato (forse anche quello mondiale).
Una buona intenzione oggi potrebbe essere, costruire la pace.
Costruire!
Fare!
La Pace
lo ripeto, non è assenza di guerra
l’assenza di guerra è solo una tregua.
La Pace è qualcosa da fare
da fare dentro noi stessi, nel nostro cuore, nella nostra mente.
Se impariamo a osservare semplicemente noi stessi  più volte al giorno, facendolo fino a disorientare i presenti solo con la nostra AutoOsservazione, senza dirgli nulla ma solo osservando noi stessi mentre reagiamo, prendendo semplicemente coscienza del fatto che stiamo reagendo e senza demonizzare nulla, nemmeno la nostra reazione, se lo vediamo (nel giusto modo), qualcosa accadrà.
Se l’intenzione di base è per la Pace e la verità, cioè, noi veramente vogliamo finalmente vedere cosa c’è sotto questo teatrino in cui siamo immersi, se sarà questa l’intenzione di base, finiremo per innestarla anche in chi si trova davanti a noi, a catena, nel inconscio, nel programma di base.
Difficile?
Si, ma solo perché abbiamo perso l’abitudine di guardare noi stessi come facevamo da bambini.
Si tratta solo di rispolverare qualcosa che sapevamo fare molto bene e grazie alla quale abbiamo imparato a fare tutto.
Guardare noi stessi, onestamente.