Guerra e/o Pace 1 Fare la pace.

Per fare la pace, ci vuole molto più coraggio e volontà che per fare la guerra.

La guerra è un atto di codarderia di livello superiore.
Mi faceva notare qualche anno fa l’Amico Franco Marcone , che tutti i grandi conquistatori, tutti i “nobili”, tutti i “signori” di un tempo non sono altro che dei ladri che hanno rubato le ricchezze altrui con le armi, uccidendo chi non gliele voleva cedere e a volte anche chi gliele cedeva nella speranza di evitare lo scontro armato.
Sono ladri assassini, non nobili.
Ma la stessa cosa succede quotidianamente tra di noi, nel popolo.
Facciamo le guerre per accaparrarci qualcosa che diversamente (e onestamente) non siamo riusciti a prenderci, oppure per difendere una posizione acquisita che non vogliamo che cambi.
Per fare la pace, dobbiamo trovare (in noi stessi) il coraggio di fare qualcosa di diverso, per prenderci quello che vogliamo, facendo in modo da far “guadagnare” tutti, soprattutto chi ci cederà ciò che vogliamo, senza fare alcun danno a chiunque partecipi direttamente o indirettamente allo scambio.
Se uno scambio non è fatto in quest’ottica, è un atto di guerra che prima o poi dovrà manifestarsi per quello che è nella nostra vita o anche nella nostra collettività.
Anche fare una piccola fregatura commerciale, o approfittare di un prezzo (troppo) basso che è stato generato (ovviamente) dallo sfruttamento di manodopera sottopagata, è un atto di guerra.
La guerra con le bombe, non può nascere se non ci sono già stati tanti piccoli conflitti quotidiani nella nostra coscienza in una inconsapevole escalation di apparente convenienza che ovviamente non erano altro che uno sfruttamento sempre peggiore di qualcuno che non abbiamo mai avuto il coraggio di guardare in faccia.
Se ci guardiamo intorno, siamo pieni di piccole guerre già fatte e magari apparentemente vinte.
Basta vedere quanti “affaroni” abbiamo fatto, quanti oggetti abbiamo che sappiamo provenire dallo sfruttamento di qualcuno dall’altra parte del mondo (e spesso anche a pochi km da noi in qualche campo o in qualche scantinato).
Sono tutti dei piccoli atti di guerra che la nostra coscienza vede, ma che la nostra mente nasconde anche a noi stessi
(come quando ci diciamo che…non sono stato io a pagare quattro lire quegli operai che hanno prodotto questo “mio” oggetto tanto conveniente)…
Quando la coscienza è messa a tacere per troppo tempo, quando per troppo tempo cerchiamo e troviamo scuse disoneste, poi cercherà e troverà un modo per farsi sentire.
Quando troppe coscienze sono messe a tacere per troppo tempo, poi troveranno il modo per farsi sentire all’interno della coscienza collettiva.
(Leggi attentamente quanto segue)
Le nostre coscienze, potrebbero trovare un modo per farsi sfruttare?
Così, giusto per fare la stessa esperienza ma dall’altro punto di vista?
Perché è così che “lavora” la coscienza
ciò che non vuoi vedere da questo punto di vista
poi te lo ribalta
dall’altro punto di vista.
Poi parliamo di karma ecc…
Può succedere anche che stanno tutte zitte
le coscienze di una intera comunità
mentre il loro amministratore crea condizioni per farli diventare tutti
i prossimi nuovi sfruttati
esattamente come hanno sfruttato fino a poco tempo prima seppur in modo apparentemente indiretto altre comunità di coscienze (altrettanto inconsapevoli).
Forse (anche) per questo motivo
stiamo assistendo ad un immobilismo assurdo della popolazione
che al massimo è capace di scatenarsi sopra una tastiera di computer
ma nulla di più.
Mai un atto pratico e realmente risolutivo.
Ogni volta che approfittiamo, ma anche ogni volta che permettiamo di approfittare di noi stessi, stiamo inconsapevolmente partecipando a un atto di guerra che potrebbe degenerare sempre di più fino alla sua massima espressione.
Sappiate che la coscienza, e/o l’anima, si è incarnata per fare una esperienza materiale, che comprende anche la nostra presa di coscienza mentale, di ciò che stiamo facendo, vivendo, subendo o infliggendo.
Ogni volta che giriamo la testa dall’altra parte, stiamo interrompendo questa esperienza del momento che dovrà poi essere ripetuta fino a quando avremo finalmente il coraggio di guardare seriamente, onestamente e veramente l’esperienza nella sua totalità, dentro noi stessi, grazie anche a chi stiamo sfruttando o chi ci sta sfruttando.
Nella guerra come la intendiamo superficialmente, usiamo simboli fallici (come sottolinea Marco Guzzi), spade, lance, fucili, cannoni, missili.
Quanto più è grande il simbolo (l’arma) usato, tanto più è evidente la messa in mostra di una propria impotenza interiore (e forse anche fisica).
Dicevo all’inizio che per fare la guerra ci vuole più coraggio che per fare la pace.
Quale coraggio?
Il coraggio di guardarci intorno e di vedere onestamente quante volte abbiamo già fatto tante piccole guerre, con le nostre scelte quotidiane.
Il coraggio di guardarci dentro, allo specchio, davanti a noi stessi, senza cercare scuse.
Ogni volta che hai approfittato, seppur apparentemente a volte per sopravvivere, hai commesso un atto di guerra che parteciperà a quella escalation che poi vedremo in grande.
La pace può essere fatta esattamente come si fa la guerra.
La pace non è assenza di guerra ma un atto creativo più impegnativo del fare la guerra.
Per questo richiede più coraggio, che per fare la guerra.
Nessuno ci pensa perché tutti facciamo quotidianamente le nostre piccole guerre senza rendercene conto, tutti viviamo in una stupida guerra continua senza rendercene conto.
Tutti cerchiamo di accaparrarci quotidianamente qualcosa in più con il minimo sforzo possibile senza renderci conto che seppur in piccolo stiamo imitando quei “nobili(?)” conquistatori di un tempo che non sono mai scomparsi, hanno solo cambiato modo di agire e la dimensione dei loro simboli (armi) usati.
“Loro” hanno bisogno di un esercito per fare la loro guerra.
“Loro” hanno bisogno di chi ubbidisce per fare la loro guerra.
“Loro” hanno bisogno di chi parla il loro stesso linguaggio
per poter dare ordini per fare la loro guerra.
“Loro” hanno bisogno di chi ha fatto un certo percorso
di piccole sopraffazioni quotidiane
e che sia così in sintonia
con il loro bisogno di sopraffare
per fare la loro guerra.
La guerra, come la Pace sono atti di volontà.
Gli atti di volontà distruttivi sono tipici dei vigliacchi che non hanno il coraggio di guardarsi dentro e che possiamo riconoscere facilmente nella loro facilità nel dare la colpa agli altri per qualunque cosa.
Gli atti di volontà costruttivi sono tipici di chi si guarda dentro onestamente e non teme di vedere i mostri che lo abitano, ma che li “accoglie”, cerca di comprenderli, cerca di sentirli pienamente e onestamente dentro se stesso, senza sconti.
La Pace si può costruire partendo dall’onestà interiore, dentro se stessi.
L’onestà produrrà l’equanimità.
L’equanimità produrrà l’eguaglianza.
L’eguaglianza produrrà la Pace.