verità, trascendenza, onestà

Non ci rendiamo conto del teatrino in cui viviamo
Non ci rendiamo conto del personaggio che stiamo interpretando anche adesso, mentre diamo qualche giudizio su quel che abbiamo letto
Non ci rendiamo conto di quello che accade dentro di noi in ogni momento, mentre parliamo, mentre sentenziamo, mentre giudichiamo, mentre valutiamo “gli altri”

In noi c’è un laboratorio alchemico sempre attivo che si nutre di emotività e che sulla base di quella emotività elabora pensieri che spesso servono principalmente ad alimentare la stessa emotività che li ha prodotti.

 

Pensieri che pronunciamo o che scriviamo o anche che semplicemente rimuginiamo nella nostra testa, nel nostro cuore, nel nostro intero corpo attraverso le reazioni che ci provocano dentro, senza rendercene conto minimamente.

Pensieri che spesso diventano azioni o che provocano azioni o reazioni anche pericolose, per noi e per tutti.

Un loop emotivo che va avanti e si autoalimenta continuamente, finché non lo vedi “in un certo modo”.

Non ci rendiamo conto nemmeno che tutto quel che accade nel nostro inconscio entra poi a far parte dell’inconscio collettivo, quel brodo emotivo in cui tutti ci cuociamo quotidianamente a fuoco lento ma sempre inconsapevolmente.

Non ci rendiamo conto che proprio la nostra inconsapevolezza di quest’altro piano di vita, così ignorato eppure così determinante è ciò che ci fa fare quel che facciamo, soprattutto gli “errori” più gravi.

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L’inconscio ci propone continuamente qualcosa ma non sa parlare la nostra lingua da “adulti” o comunque non la sa interpretare come facciamo noi “adulti”.

L’inconscio è il nostro “bambino interiore”, è un bambino, usa il linguaggio dei bambini, un linguaggio figurato, emotivo, colorato, tattile, esperienziale, così com’è la vita di un bambino che non conosce ancora nulla, che deve e vuole fare esperienza di tutto, esperienza nel corpo, nelle sensazioni fisiche, come fanno i bambini!

Non serve a nulla ragionarci a voce, bisogna solo sentirlo dentro mentre ci parla, o meglio, ci comunica qualcosa attraverso le mille sensazioni che quotidianamente ci trasmette in ogni occasione. Anche adesso, lo senti?

Ogni cosa che viviamo, ma proprio tutto, nulla escluso, ci provoca qualche reazione nel corpo, basta rendercene conto e guardarle “in un certo modo”, in modo maturo, NON giudicante, sincero, onesto, paterno/materno, tutto quello che ci succede dentro in ogni momento della nostra vita, o almeno nei momenti più “salienti”.

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Può sembrare banale, ma provaci, non costa nulla e può cambiare tutto, sempre in meglio.

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La storia si ripete perché non abbiamo imparato a vedere in noi stessi, perché non siamo onesti con noi stessi e non ci rendiamo conto di stare solo interpretando dei ruoli che ci siamo inventati per poter salire su questo palcoscenico chiamato vita, che da bambini vedevamo proprio così e che adesso da adulti l’abbiamo dimenticato.

Vi ricordate quando giocavate a fare i grandi?
Quando giocavate al dottore, a padre e madre, a recitare qualcosa che apparteneva al mondo dei grandi?

Non è cambiato nulla a parte che adesso lo facciamo (apparentemente) da grandi, da “adulti”.

Da bambini immaginavamo di recitare la parte dei grandi, adesso lo stiamo facendo, con la differenza che da bambini sapevamo di stare a recitare mentre adesso siamo entrati così tanto nel personaggio che abbiamo dimenticato che stiamo ancora recitando quel personaggio che crediamo di essere oggi.

Nella sostanza non è cambiato nulla, siamo rimasti dei bambini che recitano un ruolo che si sono appioppati arbitrariamente o per ripiego o per far contenti i nostri genitori o per mille altri motivi che ognuno di noi nemmeno immagina, un ruolo che adesso cerchiamo di portare avanti “alla meglio”, come meglio ci viene, cercando di esservi coerenti per quel che possiamo e/o riusciamo.

Ma questo non è onesto con noi stessi, questo genera dolore dentro noi stessi, un dolore inconscio che non vediamo e che inconsapevolmente cerchiamo di esternare portandolo nel mondo che ci circonda, a volte inconsapevolmente, a volte apparentemente proprio volontariamente, come quando facciamo i “cattivi” (adesso ti faccio vedere chi sono io…).

Più non riusciamo a vedere i nostri dolori interiori, più saremo costretti a mettere  in piedi teatrini con altri personaggi sempre più “forti” per estremizzare sempre di più quella radice emotiva, quel loop emotivo che non stiamo vedendo “nel giusto modo”, dentro noi stessi.

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Quello che ci accade nella vita materiale, nel teatrino che chiamiamo “vita quotidiana”, quello che siamo spinti da dentro noi stessi a fare in questo teatrino, spesso anche contro i nostri interessi più elementari, è una esigenza emotiva, anzi, una serie di esigenze emotive che ci portiamo dentro dall’infanzia ed è così per tutti, anche per i grandi della terra, anche per chi comanda il mondo come per l’ultimo fesso di questo pianeta che potrei essere tranquillamente io.

Quello che dovremmo imparare a vedere onestamente, è ciò che ci accade dentro, ma senza giudicarlo, senza giudicarci, senza misurare, senza connotare, senza dargli tutte quelle definizioni che può dare un adulto, delle cose che accadono o che sente dentro se stesso. Dobbiamo solo limitarci a “sentirlo dentro” a livello di percezione interiore, silenziosamente, pienamente.

Dovremmo ricordarci che è un bambino ferito, è il nostro bambino interiore, un nostro ricordo d’infanzia che sta emergendo in quella emotività “spesso repressa” o comunque inascoltata.

Un bambino non comprende il linguaggio degli adulti, non possiamo parlargli da adulti, non possiamo parlargli a voce, non possiamo fargli discorsi, non possiamo spiegargli come e cosa fare, non può capirlo come nessun bambino può veramente capire i discorsi degli adulti.

Possiamo solo “sentirlo” attraverso le nostre sensazioni, consapevolmente ma silenziosamente, con una mente silenziosa, educata, paterna/materna, onesta.

La verità fa male e questo ascoltarsi e sentirsi onestamente e in silenzio, senza la possibilità di replicare nulla, farà molto male, ma è un dolore che guarisce e che spegne le necessità inconsce di ripetere sempre gli stessi errori.

Il dolore che potremo sentire è in realtà il dolore nel quale abbiamo vissuto fin’ora, non è un dolore più grande, è solo il vero dolore che ci attanagliava da tanti anni e che abbiamo anestetizzato con le mille distrazioni che siamo riusciti a inventarci negli anni.

Così si spegne quel bisogno che ci siamo portati dietro dall’infanzia, il bisogno di essere guardati dall’adulto di riferimento di quel momento d’infanzia che riemerge sempre uguale nelle sensazioni profonde che sentiamo dentro. L’adulto che siamo noi oggi, che guarda ed entra totalmente in contatto fisico, emotivo, tattile, esperienziale dell’esperienza fisica di questo momento. L’adulto che siamo oggi che finalmente rivolge la sua attenzione a se stesso, totalmente, senza giudicare nulla e nessuno ne dentro se stesso, ne fuori, ne oggi e nemmeno nel passato.

Questa è la trascendenza, il trascendere il dolore, questo è il vero attraversamento delle proprie zone d’ombra, questo è il vero entrare in se stessi, questo è il vero ritorno a se stessi, questo è quello che serve per buttare via le maschere, per liberarsi, per vedere le cose nella loro essenza e per spegnere i conflitti interiori che ci mettono continuamente in difficoltà.

Non è facile solo perché siamo abituati in un modo diverso, solo perché abbiamo avuto fretta di diventare grandi, solo perché abbiamo confuso il diventare grandi con qualcosa che poi, da grandi non abbiamo trovato e che stiamo ancora cercando… come quando eravamo bambini e giocavamo a fare i grandi.

Ma questo è il naturale modo di stare al mondo che avremmo avuto se ci fossimo permessi di continuare a crescere senza la fretta di diventare grandi.

Questo è il modo per riunirci in noi stessi, per mettere insieme i nostri pezzetti dispersi nel mondo, dispersi nelle mille disattenzioni che portiamo fuori da noi stessi quotidianamente attraverso la nostra attenzione focalizzata al di fuori di noi stessi.

Ogni nostra distrazione, ogni cosa che guardiamo fuori senza fare attenzione a sentire la risposta emotiva e fisica in noi stessi, ci porta e ci tiene inconsapevolmente sul teatrino, ci impedisce di scendere da quella scena, ci costringe a restare lì, a non cambiare nulla, a continuare la recita e tenere in vita il personaggio che stiamo sempre inconsapevolmente interpretando facendoci fare degli apparenti errori, facendoci dire e fare delle cose che ci tengono sostanzialmente in prigione in quel personaggio che stiamo interpretando su questo palcoscenico che chiamiamo vita.

One thought on “verità, trascendenza, onestà

  1. Volevo lasciarle un sincero e profondo grazie per la condivisione di tutto questo materiale di tutto questo lavoro.
    Mi auguro di riuscire a recepire e seguire tutti questi Preziosi suggerimenti.

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