Punti di vista e déjà vu

Punti di vista e déjà vu.

Punti di vista.
Sappiamo bene che ognuno di noi ha il “suo punto di vista” sulle cose che accadono quotidianamente, sia a noi che agli altri, su tutto e soprattutto sulla società.

Ma cos’è un “punto di vista”?

Credo che quasi tutti possiamo essere d’accordo col dire che, il “punto di vista” è un punto di osservazione.

Ma, se io e te stiamo nello stesso posto e vediamo la stessa scena, perché abbiamo un punto di vista (e quindi di osservazione) diverso?

Perché vediamo proprio in un modo diverso ciò che sta accadendo adesso, sotto i nostri occhi, mentre insieme stiamo vedendo la stessa cosa, nello stesso momento?

A volte le parole e i modi di dire sono rivelatori di verità profonde, che, pur essendo sotto gli occhi da sempre, non riusciamo a cogliere “nel giusto modo”.

Si, il punto di vista diverso c’è sempre ed è molto spesso diverso anche quando vediamo la stessa cosa nello stesso luogo e nello stesso momento.

Ma a questo punto dobbiamo evidentemente parlare di un altro livello, di un altro “tipo di vista”.

È evidente che NON stiamo parlando di ciò che vediamo con gli occhi fisici ma di qualcosa che sta più in profondità.

Se non è diverso ciò che vediamo con gli occhi, allora è diverso il MODO di vedere.

È quindi evidente che quando “vediamo” le cose, in realtà non vediamo tutto.
I nostri occhi, le nostre capacità percettive, “sembra” che non colgano tutto quello che c’è.

Eppure ricordo di certi esperimenti fatti da alcuni ricercatori, con l’uso dell’ipnosi regressiva, esperimenti trasmessi in TV all’inizio degli anni ottanta.

Alcune persone sono state messe sotto ipnosi e in quella condizione sono state interrogate su alcuni particolari che stavano nel loro campo visivo qualche minuto prima, cose che nessuno avrebbe mai notato “nella normalità”.
Come per esempio, quante finestre ha un palazzo davanti al quale sono passati, quanti posti macchina ci sono nel parcheggio dove hanno lasciato la macchina ecc.

Sapere che c’è una parte di noi a cui non sfugge nulla e che nonostante questo, noi cogliamo solo una piccola parte (forse quel famoso 5%???) dell’insieme che abbiamo sotto gli occhi, dovrebbe far riflettere molto.

Chi, dentro di noi, fa la selezione di cosa dobbiamo notare e cos’altro invece dobbiamo proprio ignorare?
Chi determina cosa e anche COME vedere il mondo nel quale siamo immersi?

Quando passiamo più volte in una strada, ad ogni passaggio ci accorgiamo di qualcosa che, ai passaggi precedenti ci era sfuggita.
Quando rileggiamo un libro, ci accorgiamo sempre di qualcosa che sembrava non esserci alla lettura precedente.
Quando rivediamo un film, ci accorgiamo sempre di qualcosa che ci era sfuggita la volta precedente.

Il nostro “punto di vista” ci fa vedere solo alcune cose e ci vela, ci nasconde sempre tutto il resto.

Il nostro “punto di vista” decide, di volta in volta, cosa dobbiamo vedere ma soprattutto cosa NON DOBBIAMO VEDERE.

Se vedessimo tutto, se vedessimo tutto quello che abbiamo sotto gli occhi, vedremmo anche la realtà profonda e non ci sarebbe più bisogno di esprimere opinioni.

Quando esprimiamo una nostra opinione, stiamo parlando di una piccola parte della realtà, per questo inconsapevolmente parliamo di un “punto” di vista.
Non avendo un quadro completo delle cose, le interpretiamo, gli diamo un “senso logico” facendo un adattamento di quel poco che abbiamo notato dal nostro “punto di vista”, un adattamento a quell’insieme di nostre “conoscenze” acquisite in precedenza, conoscenze che a loro volta derivano da ciò che abbiamo notato in altre esperienze precedenti.
Ma quelle esperienze precedenti, a loro volta ancora, sono state acquisite allo stesso modo di questa, cioè cogliendo solo una piccola parte dell’insieme e quindi anche loro (le esperienze precedenti), sono solo verità parziali acquisite, interpretate (cioè stravolte) e “metabolizzate” nello stesso modo.

Praticamente, se facciamo questa scala a ritroso ci accorgiamo che abbiamo quasi sempre una opinione sbagliata.

Eppure è dura arrivare a vederlo davvero, proprio perché, filtrando la realtà oggettiva, togliendo dalla nostra percezione tutto quello che non conferma la nostra opinione, noi abbiamo sempre la possibilità di confermarla, cioè riusciamo sempre a confermare quello che pensiamo, addirittura ci meravigliamo a volte del fatto che alcune persone non riescono a vedere allo stesso modo nostro qualcosa che per noi è palese. E almeno questo particolare, dovrebbe farci riflettere.

Se riuscissimo a vedere che la nostra “apparente” realtà palese non è la realtà totale, se riuscissimo a vedere che la nostra realtà percepita è solo una piccola parte della realtà totale, comprenderemmo perché gli altri non sempre ci capiscono.
Se poi arrivassimo a capire e vedere che non solo la nostra visione è limitata ma addirittura, che la parte che non vediamo l’abbiamo sostituita con una nostra credenza interiore che a sua volta è nata da altre credenze interiori precedenti, se ci riuscissimo davvero, sospenderemmo immediatamente ogni giudizio e cominceremmo a cercare cosa ci sfugge, cosa ci viene nascosto e forse anche chi nasconde le cose dalla nostra percezione, cioè cominceremmo a cercare il nostro inconscio, la vera e unica nostra verità profonda.

Ogni volta che non riusciamo a farci capire, probabilmente non stiamo parlando di una realtà vista in modo sufficientemente ampio, probabilmente anche noi stiamo ancora vedendo una parte della realtà totale, non stiamo vedendo tutto e come tali, stiamo parlando ancora da “un nostro punto di vista limitato” e comunque diverso da quello che percepisce e vede il nostro interlocutore.

Chi vede la realtà totale, pur non raccontandola tutta, riesce a trasmettere un messaggio che mette d’accordo tutti, perché la visione totale comprende tutti i punti di vista possibili.

Per raggiungere la visione totale, bisogna imparare a comprendere le motivazioni di chi ci nasconde una parte della realtà, le motivazioni del nostro inconscio.
Bisogna entrare nel suo mondo, nei suoi punti di vista, prenderne coscienza, capire le sue ragioni.
Entrare in contatto con il proprio bambino interiore più frequentemente che si può, nella vita quotidiana.

L’interpretazione è praticamente sempre sbagliata perché non si basa sulla realtà totale ma solo su un frammento che viene ritagliato e ricucito a piacimento di qualcosa (o qualcuno) in noi che evidentemente ci sta manipolando, ci manipola prima attraverso la determinazione di cosa dobbiamo vedere o NON DOBBIAMO VEDERE, poi creando un altro quadro interiore che di solito ha davvero ben poco a che fare con la realtà che stiamo interpretando.

Ma allora, “chi è il nostro punto di vista”?
Chi determina cosa e come dobbiamo vedere e interpretare le cose?
Chi decide cosa NON DOBBIAMO VEDERE!!!?
Chi modifica quotidianamente la nostra percezione del mondo materiale, creando un mondo interiore che ci fa vedere le cose “a modo nostro” e creando il “nostro punto di vista”?

È sempre lui, il nostro inconscio.
Lui, come dicevo anche in altri articoli, ha bisogno di portare comprensione in quei tantissimi frammenti di memoria d’infanzia.

Ogni domanda che nell’infanzia è rimasta senza una risposta soddisfacente per il bambino che eravamo in quel momento, da quel momento in poi ha chiesto di essere soddisfatta, ha chiesto di capire, ha chiesto un completamento di qualche domanda rimasta in sospeso.

 

Ma nel titolo si parlava anche di “déjà vu”.

Cosa ci fa l’argomento déjà vu nella descrizione del “punto di vista”?

Se ci hai fatto caso, ogni volta che hai un déjà vu, tu hai la sensazione di aver già visto quella scena, ma se sei davvero attento, ti sembrerà anche di averla vista da un punto di osservazione leggermente diverso, come se l’altra volta che avevi visto questa scena ti trovavi spostato di qualche diecina di centimetri più in là.

È come se fosse una scena già vista, ma da un punto di vista leggermente diverso… e, se abbiamo capito cos’è un punto di vista, è proprio questo particolare che spiega cos’è un déjà vu.

Cosa succede nel déjà vu?

Succede che tu vedi contemporaneamente due scene, una mentale e l’altra con gli occhi fisici.
Ma in realtà, tu hai appena visto un pezzo del tuo (vecchio) futuro che si dissolve per lasciar scorrere la tua nuova realtà, o meglio, il tuo nuovo modo di vedere la realtà, un tuo nuovo punto di vista, probabilmente più ampio.

Il déjà vu è il segnale chiaro che in te è appena avvenuta una liberazione da qualche tuo blocco emotivo, una liberazione spontanea, come accade tante volte nella “normale” vita quotidiana, tante volte, quante volte hai avuto un déjà vu.

Ma qual è il “meccanismo” che si è innescato?

Il tuo inconscio sa già tutto quello che sta per succedere, sa anche cosa accadrà alla tua vita nei prossimi minuti, nei prossimi giorni e nei prossimi anni.

In un certo senso è già tutto scritto e c’è perfino un libro, un film tuo, della tua vita, già interamente scritto dentro di te ed è proprio questo tuo film già scritto e girato che si dissolve per lasciar scorrere il tuo nuovo film, il nuovo film della tua vita futura.

Ma come fa a sapere tutto quello che farai?
Lui lo sa perché noi siamo assolutamente prevedibili, siamo prevedibili perché rispondiamo come automi a una serie di programmazioni inconsce di cui ovviamente non siamo consapevoli.

Come abbiamo già detto, programmi inconsci sono il risultato di una serie lunghissima di blocchi emotivi che “ci siamo creati” nell’infanzia.

Sono una strada tracciata dalla nostra anima per fare in modo che lei, attraverso la nostra vita quotidiana, faccia l’esperienza terrena in un certo modo.

Ogni blocco emotivo diventa un programma inconscio.
Ogni programma inconscio determinerà cosa vorremo fare, cosa vorremo vedere, cosa vorremo percepire, come vorremo fare tutto ciò che faremo.
È una programmazione del nostro futuro modo di stare al mondo, è la trama del nostro film, il film della nostra vita.
È quel qualcosa che a un certo punto della nostra vita ci farà perfino pensare e dire con convinzione (e rassegnazione) “io sono fatto così”.

Ma i blocchi emotivi, cosa sono?
L’abbiamo già detto tante volte.
Sono memorie d’infanzia, sono una lunga serie di memorie di eventi d’infanzia in cui delle domande sono rimaste senza risposta o comunque senza una risposta soddisfacente per la comprensione e percezione del bambino che eravamo in quel momento.
Non è detto che la risposta non sia mai arrivata, ma il bambino che eravamo, sicuramente non l’ha ritenuta soddisfacente.

Dicevamo del punto di vista.
Dicevamo che, ciò che vediamo è solo una piccola parte del tutto che ci circonda.
Dicevamo che l’inconscio ci fa vedere solo qualcosa e contemporaneamente ci nasconde tutto il resto.
Dicevamo che riscrive e reinterpreta ciò che è sotto gli occhi fisici, facendoci vedere solo una parte della realtà totale e nascondendoci tutto il resto.

Dicevamo che tutto questo “sistema” di blocchi emotivi è praticamente una programmazione inconscia scelta dalla nostra anima affinché noi possiamo fare un certo percorso di vita terrena e così, attraverso questa vita, lei farà la sua esperienza terrena.

Dicevamo che il déjà vu è la prova del fatto che è evidentemente cambiato un nostro punto di vista e che il nostro punto di vista è un punto limitato e limitante di osservazione. Quindi, il nostro punto di osservazione dopo un déjà vu è evidentemente più ampio.
Ma è anche la prova che abbiamo superato un blocco emotivo e che quindi la nostra anima ha completato quel particolare della sua esperienza terrena.

Ma in che modo si crea proprio la sensazione di déjà vu?

Come abbiamo detto, il film della nostra vita è già stato preparato sulla base di un nostro modo di stare al mondo praticamente preimpostato.
L’impostazione che abbiamo si basa sui nostri blocchi emotivi di cui abbiamo già parlato.
Nel momento in cui accade una comprensione profonda, di qualunque genere, inevitabilmente ci liberiamo dalla necessità di tenere impegnato il nostro inconscio nella ricerca di certi particolari da estrapolare dall’ambiente circostante.

È proprio la ricerca di particolari che crea il nostro punto di vista, è la inconsapevole ricerca di particolari che ci fa vedere alcune cose e soprattutto che ci nasconde tutto il resto, è la ricerca di particolari che determina anche come costruire una sceneggiatura dentro la nostra percezione, indipendentemente da come si sta svolgendo nella realtà fisica dalla quale stiamo estrapolando il materiale che ci apprestiamo a notare e connotare.

Il nostro inconscio è il nostro bambino interiore, è un bambino.
Come fanno i bambini quando hanno in mano qualcosa che può essere incastrato con altre cose?
Come fa un bambino quando cerca di creare oggetti con tre pezzi di legno, due ferretti, e poco altro?
Cosa gira nella testa di un bambino quando cerca di creare qualcosa con pochi oggetti?

Ecco, quando “diventiamo grandi” continuiamo a fare la stessa cosa, solo che invece di farlo con degli oggetti che abbiamo in mano, lo facciamo con la realtà che ci circonda.

Estrapoliamo qualcosa da tutto quello che c’è e costruiamo una realtà parallela che però sta tutta nella nostra mente, o meglio, nella nostra percezione.

È così che si crea il nostro punto di vista.

Quando però accade che una memoria d’infanzia trova la sua comprensione, indipendentemente da come succede, viene a cadere la necessità di manipolare quel pezzo di realtà.

In quel momento si ha un improvviso ampliamento della percezione della realtà e questo già cambia il nostro punto di vista.

Poi, inevitabilmente cambierà anche il futuro.
È cambiata una necessità inconscia, cambierà per forza anche il modo di stare al mondo e quindi il futuro.

Il film mentale che avevamo già in corso, si spegne, cioè, il vecchio modo di vedere la sceneggiatura che abbiamo davanti, si spegne, il vecchio punto di vista, si spegne, lo abbiamo ancora nella mente, come se fosse una immagine impressa nella retina degli occhi, ma va sfumando gradualmente in pochi secondi, lasciando spazio alla nuova visione, al nuovo modo di vedere il mondo, sicuramente più ampio anche se ancora limitato.

Abbiamo per alcuni secondi, contemporaneamente, due modi di vedere la realtà. Il nostro vecchio modo di vedere che va sfumando e contemporaneamente il nostro nuovo modo di vedere le cose e anche la sceneggiatura che abbiamo davanti agli occhi.

Ci sembra di aver già visto questa scena, e non è un errore, ma l’avevamo già vista solo nel nostro vecchio modo di vedere, nel nostro vecchio punto di vista, nella nostra mente, nel nostro vecchio futuro.

Ora che si sovrappone al nostro nuovo punto di vista, ha già l’aria di essere qualcosa di vecchio e tu sei una persona nuova.

Seguiranno poi altri déjà vu, altre occasioni di comprensione, altri ampliamenti del nostro punto di vista, altre occasioni di maturità.

Ancora una volta, come sempre, buona AutoOsservazione.

 

Ps. È probabile, molto probabile, che durante questa lettura ti sia capitato almeno un déjà vu.