la “benedizione” dei vizi

 

 

Chi è il vizio?

Sì, Chi è?

Non “cosa è”, ma proprio “Chi” è?

Il vizio, di qualunque genere sia, “è qualcuno, non qualcosa”.

Ha una “sua volontà”, ha una “sua coscienza”, ha una “sua forza”, ha una sua “capacità decisionale”, ha una sua “personalità” che si esprime attraverso me, nella mia vita.

A volte sembra diventare proprio padrone della mia vita quotidiana.

 

Per ora, per come sto “sentendo” questa strana “convivenza”, ho idea che sia un impostore, perché non lo conosco ancora, mi è ancora “estraneo”.

Lo vedo all’opera attraverso me e lo odio, vedo il male che mi fa e lo odio, vedo la difficoltà a eluderlo o a distruggerlo e lo odio, lo odio fino ad arrivare a odiare perfino me stesso, fino a considerarlo parte di me, ma, la mia parte maledetta.

Tutto questo accade solo perché ancora non lo vedo per quello che realmente è.

Ma chi è il vizio?

Chi è questo “impostore” che mi comanda e non mi fa fare quello che davvero vorei o dovrei fare?

Oppure mi fa fare tutto quello che non vorrei mai più fare?

Chi è questo comandante?

Dove si trova?

Quale parte di me potrei tagliare e buttare via per eliminarlo per sempre?

Chi gli dà tanto potere su di me?

Com’è possibile che non posso comandare io su tutti i miei vizi?

Chi è questo vizio “capitale”? Chi sono tutti i miei “vizi”?

Chi decide se posso fare a meno o no del vizio del gioco, del fumo, del mangiare schifezze o del mangiare sconsideratamente? o degli altri tantissimi vizi (apparentemente) “minori” che ho e di cui nemmeno mi rendo conto?

Chi decide in me tutta quella roba che mi fa dire che… che io sono fatto così… anche nei miei mille “difetti”?

ma…

L’ho mai visto all’opera in me?

 

Ho mai dato libero sfogo, consapevolmente ai miei vizi?

Ho mai avuto il coraggio di entrarci dentro e di assecondarli invece di maledirmi mentre (inconsapevolmente) mi “concedo” ai miei vizi?

Ho mai osservato come mi muovo quando dò libero sfogo ai miei vizi?

Mi sono mai accorto di come divento letteralmente una marionetta nelle mani di…

…nelle mani di chi?

Chi è il vizio?

Chi è questo puparo?

L’ho mai visto all’opera?

Ho mai alzato la testa al cielo per vedere “chi” muove questi fili apparenti del mio “destino”?

Mi sono fermato qualche volta ad osservarmi “mentre sto nel vizio”?

Ho mai preso coscienza del fatto che, durante la manifestazione dei miei “tanti vizi”, c’è una volontà esterna che riesce a sovrastare la mia volontà mentale? il mio “io” o quello che credo di essere io?

Ho mai preso coscienza, durante la manifestazione, durante l’esecuzione dei miei vizi, del fatto che, la mia volontà perde ogni potere su di me e sulla mia vita e che qualcun’altro mi sta manovrando esattamente come fossi una marionetta?

Mi sono reso conto di essere una marionetta? mi sono visto mai come tale? mi sono concesso di esserlo consapevolmente?

 

Trascendenza.

Si parla di trascendenza, di trascendere le cose, le difficoltà, i vizi, i difetti, le debolezze, la sofferenza, il dolore.

Trascendere, cosa significa davvero?

Trascendere è “attraversare”, passare attraverso, entrare dentro e percorrere, in questo caso, il proprio “dolore”, pienamente, come fosse un viaggio…

…un viaggio dentro se stessi.

 

Ma come si fa un VIAGGIO IN SE STESSI?

Il “viaggio interiore” è sostanzialmente AutoOsservazione, ma fatta “in un certo modo”, un “certo modo” di cui parleremo gradualmente, passo passo, nelle prossime pagine di questo libricino (di cui questa è l’introduzione).

Abbiamo mai visto noi stessi immersi nel nostro “vizio ricorrente”?

L’abbiamo mai visto senza giudicarlo?

Senza giudicarci?

Siamo mai riusciti a vederci, cioè proprio vedere noi stessi mentre diamo libero sfogo ai nostri vizi maledetti ma…

senza giudicarci?

Senza “connotare” (senza elaborare mentalmente) ciò che osserviamo?

Senza dare un parere? (Non importa se positivo o negativo).

Quante volte ci siamo giudicati?

Quante volte ci siamo considerati sbagliati?

Quante volte ci siamo considerati in errore?

Quante volte ci siamo detti… “non lo farò mai più”… e poi puntualmente ci siamo visti ricadere nello stesso errore?

Ma chi? Chi ci spinge a ripetere sempre gli stessi errori?

Spesso ci rivolgiamo all’esterno, cercando il cattivo di turno, un capro espiatorio, qualcuno che possa interpretare, nella nostra personale messa in scena della vita, la figura del cattivo che ci spinge al vizio.

Cerchiamo nel mondo esterno qualcuno che interpreti il nostro vizio interiore e magari con uno sforzo “intimo” disumano riusciamo anche a liberarcene, a mandarlo via dalla nostra vita ma poi, chissà perchè, in “qualche modo” puntualmente ci ritroviamo nella stessa sofferenza di base che abbiamo sempre sentito ogni volta che vivevamo in quel vizio o nella sofferenza di base che il vizio procurava dopo “essersi espresso” nella nostra vita.

A quel punto diciamo a noi stessi che… che il vizio è ritornato.

 

Nessuno fuori di noi ci può spingere a fare ciò che davvero non vogliamo.

Se questo accade, siamo noi che lo permettiamo, oppure qualcuno in noi, dentro di noi, chiede “attenzioni”, chiede di essere visto “in un certo modo”, non più con odio come abbiamo fatto fin’ora.

e allora ritorniamo all’inizio…

Chi è il vizio?

Come posso vederlo in faccia?

Come posso capire “i suoi perché”?

Come posso fare in modo che i suoi perché trovino espressione senza più fare danni nella mia vita?

Sono in grado di portare in poltrona la parte matura di me, cioè l’osservatore, spostandolo da questo teatrino della “vita quotidiana” dove il mio “vizio” si sta manifestando?

Sono in grado di farlo mentre “lo fa”? mentre “sto sbagliando”…?

Sono capace di vedermi all’opera senza giudicarmi proprio mentre sto facendo quella cosa così odiosa che non vorrei mai più fare?

Sono capace di vedere con compassione questa parte di me, questo “mio vizio” mentre si manifesta e lasciarlo libero di agire, guardandolo semplicemente, come uno spettatore che sta guardando uno spettacolo di marionette?

Sono capace di “sorridere” di questa parte di me stesso ma senza giudicarla, quasi accogliendola come farebbe un padre o una madre, amorevolmente?

I vizi sono l’aspetto eclatante di quella parte di noi che determina la nostra vita e tutto dentro e fuori di noi.

Il vizio predominante è la parte più visibile, può essere addirittura un colpo di fortuna avere qualche vizio “pesante” perché non puoi fare a meno di vederlo, non puoi fare a meno di renderti conto della presenza in te di altre volontà che determinano la vita di tutti i giorni.

Ma, anche altre cose apparentemente minori sono esattamente uguali al nostro vizio predominante e agiscono esattamente allo stesso modo.

Per esempio, le abitudini nel modo di vestire, nel modo di gestire alcune risorse o nel modo di “essere” in generale.

 

Alla fine, partendo dal vizio predominante e, affinando la capacità di AutoOsservazione, scalando gradualmente alle cose apparentemente minori, finiremo per scoprire e vedere che in ogni cosa della nostra vita c’era qualcuno in noi che sceglieva per noi, anche nelle cose più piccole e apparentemente insignificanti.

Buona AutoOsservazione.

(15 agosto 2018)

(30/8/2018)