“se non ritornerete come bambini, non entrerete mai”

Se non ritornerete come bambini, non entrerete mai.

ritornare bambini

Cosa significa?

Sono parole storiche, che nemmeno Costantino ha potuto togliere dal vangelo, sarebbe stata una irresponsabilità troppo grande.

Queste parole, in questa sequenza, sono la chiave di tutto, sono la spiegazione di ogni cosa, sono il punto di partenza… ma anche di arrivo.

Tutto nasce lì, nella nostra infanzia, se non ritorniamo alla nostra infanzia, ci mancherà sempre qualcosa, ci mancherà sempre quel qualcosa che ci chiederà continuamente comprensione.

Ritornare bambini non significa ritornare ad essere infantili, ritornare bambini significa ritrovare quella parte di noi che oggi non riusciamo a ricordare… o meglio, non riusciamo a comprendere e per mancanza di comprensione, non riusciamo a decifrare il ricordo che continuamente ci propone di elaborare, di completare, di capire.

Perchè non comprendiamo questa parte (apparentemente) “nascosta” di noi stessi?

Dobbiamo prendere coscienza del fatto che noi, siamo sostanzialmente memorie, ogni cosa che compone la nostra personalità è semplicemente memoria.

Se sono un ingegnere, lo sono perchè ho studiato (quindi memorizzato) una serie di informazioni, di capacità di calcoli e di esperienze, che messe insieme fanno di me un ingegnere.

Se sono un padre, lo sono perchè ho vissuto qualcosa che giorno dopo giorno si è evoluto diventando famiglia, amore, paternità… ma sostanzialmente, in una serie di memorie di cose di me stesso che hanno fatto di me l’uomo che sono oggi.

Se sono un patentato, lo sono perchè ho imparato (e quindi memorizzato) come guidare una macchina, un camion, un trattore, una barca, una moto… ecc….

Ogni cosa che esiste nella mia vita, fa parte delle mie memorie o meglio, è stato portato nella mia vita perchè richiesto da esigenze nate dalle mie memorie.

(Rinnegare il passato è semplicemente stupido.)

Io sono semplicemente un insieme di memorie per ogni cosa che vivo, perfino il mio corpo è un insieme di memorie (memorie cellulari, energetiche ecc…), un insieme di memorie di piccoli e grandi traumi da lavoro o da incidenti di percorso, o dalle tante cose che nella vita ci troviamo ad affrontare (per non parlare delle memorie emotive somatizzate nei vari malesseri che viviamo (come insegna il Dottor. Hamer)…)

Io sono semplicemente un insieme di ricordi memorizzati.

Ora, fino a quando si tratta di memorie di scuola o di vita quotidiana, e soprattutto se le memorie sono riferite al periodo delle scuole superiori o all’università e successivamente, ricordare tutto è facile, ma se scendiamo un pò più giù, la cosa diventa difficile.

Perchè è difficile ricordare le cose del periodo delle elementari o dell’asilo e ancora di più quelle di prima dell’asilo?

Il problema è che tutto ciò che memorizziamo, lo interiorizziamo con lo stato d’animo di quel momento, con le conoscenze di quel momento, con le capacità percettive di quel momento… ma anche con il linguaggio con il quale comunicavamo in quel momento.

Per esempio… quante cose ricordiamo di un professore di matematica noioso che tutti abbiamo avuto? E quante altre cose invece ricordiamo di un’altro professore di matematica che invece trasmetteva i suoi insegnamenti in un modo più accorato e sincero?

Lo stato d’animo nel momento della memorizzazione è importante.


Provate a far capire ad un bambino di 4 anni i vostri motivi per i quali dovete tornare a casa e, ovviamente, dovete sospendere la ricreazione al parco giochi dove ci sono tanti altri bambini… provate a spiegarglielo, provate ad entrare nel loro modo di vedere quella situazione… provateci…

perchè il bambino non comprende?

Perchè non riesce a capire che papà deve tornare a casa, magari per completare un lavoro e loro non possono restare senza la presenza vigile del papà?

provate a dargli tutte queste spiegazioni… vi capiranno?

Cosa penseranno mentre voi gli spiegate le vostre ragioni?

Come interpreteranno la vostra richiesta di andare via e abbandonare il parco giochi e tutti i loro amici che resteranno là ancora una mezz’ora o forse anche di più?

come… e ripeto… COME!! COME memorizzeranno quell’evento?

Con quale comprensione?

Con quale TIPO DI COMPRENSIONE memorizzeranno quell’evento?

(Poi magari, dopo vent’anni finiranno davanti ad uno psicanalista che gli farà ritornare in mente quell’evento e che gli spiegherà che deve lasciarlo andare perchè oggi quell’evento non ha più senso o tutte le altre cose che di solito ti consigliano…)

si… ma come se lo spiegherà?

Il problema nasce proprio qui, nel COME spiegarsi… come spiegare a se stessi un ricordo che è stato memorizzato in una lingua che non sappiamo più parlare ma che continua a manifestarsi con lo stesso linguaggio di quell’evento.

Avete mai visto come si comporta un uomo che ha paura dei cani?

Se ci fate caso, si comporta sempre come un bambino, esattamente come quel bambino che era in quel momento in cui, per la prima volta ha avuto così tanta paura dei cani in quell’evento della sua infanzia.

Anche se oggi ha più di trent’anni, la sua reazione è sempre come quella di quando aveva 3 o 4 anni… cioè l’età in cui ha avuto per la prima volta paura di un cane.

Perchè ha il comportamento tipico di un bambino pur essendo grande e grosso?

Semplicemente perchè lui sta rivivendo quella scena e lo sta facendo nella modalità in cui l’ha memorizzata, cioè con il linguaggio del bambino che era in quell’evento della sua infanzia.

Se potesse comprenderla con la maturità dell’uomo di oggi, la risolverebbe subito rendendosi conto che quel cane che ha davanti oggi non è lo stesso della sua infanzia e magari è assolutamente piccolo ed inoffensivo… ma invece non riesce a comunicare con questa sua memoria e non riesce a dirgli letteralmente nulla, anzi… c’è questa sua memoria che emerge prepotente e che si manifesta esattamente così come è stata memorizzata nell’infanzia.

E ritorniamo al fatto che noi siamo memorie.

Tutto ciò che viviamo e che determina il nostro essere, la nostra personalità, il nostro carattere, il nostro status attuale, è una ripetizione di quel che già sappiamo più o meno consapevolmente.

Non puoi improvvisarti ingegnere edile se hai studiato solo medicina, e nemmeno puoi fare al contrario semplicemente perchè tu NON HAI MEMORIA di altri studi diversi da quelli che hai sostenuto e vissuto.

Ma quando usciamo dalle qualifiche professionali e dalle mille maschere che ci siamo creati nel corso della vita, quando andiamo in tutti i ricordi nel loro insieme, compresi quelli della nostra infanzia, allora andiamo nel nostro essere totale.

Le cose che abbiamo memorizzato nella nostra infanzia, dovremmo “saperle vedere” ma per vederle, visto che in quell’epoca ragionavamo in un modo diverso, comunicavamo in un modo diverso, MEMORIZZAVAMO in un modo diverso, dobbiamo ritornare a parlare (e soprattutto ascoltare e/o sentire) quello stesso linguaggio che usavamo in quel momento per poterle rivivere oggi nella giusta e corretta comprensione e magari integrarle con l’esperienza che nel frattempo abbiamo acquisito e quindi, con altre cose memorizzate successivamente raggiungendo finalmente la maturità emotiva.

Noi siamo memorie e viviamo ripetendo tutto ciò che abbiamo memorizzato nello stesso modo in cui l’abbiamo memorizzato… perfino nel linguaggio, nei movimenti, nel modo di essere in generale che eravamo e/o vivevamo in quel momento in cui abbiamo vissuto quella scena.

Dove c’è una falla di comprensione, abbiamo la tendenza a cercare di capirla e per fare questo ci inventiamo (inconsapevolmente) di tutto, compreso il rimettere in scena qualcosa che più o meno suona, vibra, profuma, ci tocca come in quell’evento della nostra infanzia (come nell’esempio della paura dei cani nella quale ci comportiamo esattamente come il bambino che eravamo).

In ogni sofferenza della vita quotidiana, se ci facciamo caso, c’è una parte di noi che si sente di nuovo bambina/o, davanti alle nostre sofferenze ci sentiamo piccoli… se impariamo a “vederle” nel giusto modo ci accorgeremo che nella sofferenza c’è la possibilità di scorgere qualche traccia dell’evento della nostra infanzia che ci ha lasciati un ricordo incompleto, o un trauma, o una incomprensione…. quella stessa incomprensione che oggi viviamo sotto forma di sofferenza, esattamente questa sofferenza quotidiana, esattamente come quell’uomo che ha ancora paura dei cani.

Tutto quello che non abbiamo capito, cercheremo sempre di capirlo, ma quando si scende nei ricordi più antichi, quelli della nostra infanzia, allora nascono i problemi per i motivi già spiegati.

Se non ritornerete come bambini, non entrerete mai…

Ritornare bambini a questo punto significa che si deve ritornare alla capacità di comunicare con i bambini nel loro stesso linguaggio… cioè nel linguaggio che noi stessi avevamo e che abbiamo dimenticato.

Questo significa riuscire a comunicare con il nostro bambino interiore che altro non è che una serie di nostri ricordi rimasti incompresi e che ancora oggi non riusciamo a comprendere per incapacità di comunicazione con noi stessi, con questa parte di noi che è stata memorizzata in un modo diverso, in un modo che oggi non sappiamo più richiamare.

Se riusciremo ad innescare questo fenomeno della comunicazione aperta con il nostro lato bambino, con le nostre memorie infantili, con il nostro bambino interiore… tutto diventerà più facile.

In questo modo i ricordi della nostra infanzia diventeranno gradualmente più limpidi e comprensibili, li comprenderemo e li integreremo con le esperienze dell’adulto che siamo oggi.

La nostra vita non avrà più segreti nascosti nella nostra infanzia perchè la potremo rivivere nella sua interezza…. le scene della nostra infanzia le ricorderemo con limpidezza, esattamente come tutto ciò che ci è accaduto dopo i nostri vent’anni ed avremo modo di comprenderle finalmente per intero, integrandole nella vita quotidiana senza più la necessità di riviverle con quelle modalità infantili che fin’ora ci hanno letteralmente guidati nella vita.

Ripeto, sarà gradualmente sempre più facile ricordare le cose della nostra infanzia.

Per imparare a comunicare con il nostro inconscio, dobbiamo imparare di nuovo a parlare con i bambini, dobbiamo ritornare bambini (non necessariamente infantili), solo così riusciremo a ritornare totalmente in noi stessi.

con sincero affetto, Giuseppe Lembo.

 

4 thoughts on ““se non ritornerete come bambini, non entrerete mai”

  1. salve , una domanda , se posso… io ho il vuoto mentale , cioe’ ho il buio totale della mia infanzia … ed ora non riesco neanche a ricordare a breve , la mattina non ricordo quello che ho fatto la sera ….esmpio … ho letto su internet che la causa di perdita di memoria puo essere dovuta all’ ipotalamo … ho chiesto a mia madre se quando sono nata ce’ stato qualche problema …e lei mi ha detto che avevo il cordone ombelicale intorno al collo ,e quindi per farmi nascere mi hanno preso per la testa con una pinza … puo essere che dalla nascita e’ stato danneggiato l’ ipotalamo ? ho 44 anni e la cosa mi preoccupa molto visto che non ricordo gia le prime ore del giorno . grazie

  2. ciao Luigina.

    avere il buio dei ricordi della nostra infanzia è cosa abbastanza normale, non è normale avere un buio totale, ma io non credo che tu non ricordi proprio davvero nulla.

    il problema è, come spiego qui in questo articolo, proprio che dopo una certa età comincia a cambiare il linguaggio che usiamo per comunicare.

    hai notato come si comprendono tranquillamente due bambini di 4 anni?
    ed hai notato anche quanto è difficile farci capire da un bambino di 4 anni?

    e ancora, hai notato quanto è difficile per noi comprendere cosa vuole un bambino di 4 anni?

    la differenza sta proprio nel linguaggio che noi acquisiamo con la “maturità”.

    poi c’è dell’altro che sto vedendo con mia madre, le mie zie e zii e tutti quelli della loro età

    secondo me si stanno semplicemente fissando con il fatto di non ricordare più le cose come quando erano più giovani.

    anch’io ho sempre avuto dei vuoti di memoria, ma non me ne sono mai curato perchè secondo me a volte sono naturali.

    diventa grave se davvero non ricordi nulla.

    tutto ciò che non ricordiamo ha comunque una motivazione inconscia

    c’è sempre un motivo per il quale non ricordiamo delle cose semplici e banali come quello che abbiamo mangiato a pranzo o alla cena di ieri sera.

    questo post era più completo ma ho dovuto ridimensionarlo eliminando la parte dove si parlava di una tecnica per mettere in pratica questo modo diverso di vedere l’inconscio… ho dovuto ridimensionarla perchè guidava il lettore direttamente nel ricordo dell’infanzia ma mancava una parte fondamentale e preliminare…

    la preparazione.

    a questo punto è meglio che ognuno si trovi la sua tecnica personale perchè nel frattempo si accorgerà di tanti particolari che renderanno il lettore pronto ad accogliere tutto quello che troveranno laggiù nel loro passato più nascosto (e apparentemente dimenticato)

    se vuoi, ne parliamo in privato… a questo punto non posso più dire proprio tutto perchè come già detto… non sappiamo se la persona è pronta a scendere in ricordi che potrebbero essere traumatici.

    l’inconscio, sa cosa proporre e se questo ultimo tratto di studio lo si fa da se stessi, nel frattempo si riuscirà scorgere tutte le cose necessarie per essere pronto in quel momento difficile che potrebbe presentarsi.

    seguirà presto comunque un post dove si parlerà di preparazione all’incontro con il proprio passato, con le proprie memorie (apparentemente) dimenticate, ed anche come fare per utilizzare questi ricordi in modo utile e finalmente liberatorio, per sempre.

  3. Salve,
    sono interessata a capire la tecnica regressiva infantile …. credo di essere al bivio giusto per poterla applicare.
    Vorrei poter avere una conversazione privata.
    Lascio i miei riferimenti.
    Grazie.
    Simona

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