Come si forma l’inconscio e come si manifesta nella vita quotidiana.

Come si forma l’inconscio e come si manifesta nella vita quotidiana.

 

Noi umani abbiamo una caratteristica, nasciamo assolutamente incompleti ed anche incapaci di utilizzare il nostro corpo, basta pensare che, cominciamo a camminare solo dopo gli 11 mesi (nei casi più rari e precoci).

Mother's and Baby's Feet --- Image by © Simon Jarratt/Corbis

Mother’s and Baby’s Feet — Image by © Simon Jarratt/Corbis

Però, in questo periodo di vita in cui non sappiamo utilizzare il nostro corpo nemmeno per le funzioni più elementari (camminare e/o muoverci nell’ambiente fisico che ci circonda), comunque viviamo e ovviamente, memorizziamo tutto ciò che succede intorno a noi e che ci accade, direttamente e/o indirettamente

Siamo assolutamente impediti nella capacità o possibilità di reagire in qualche modo, siamo assolutamente in balia di chi ci accudisce… però, comunque memorizziamo tutto.

Addirittura memorizziamo le cose che accadono intorno a noi già prima di nascere, già da dentro la pancia di mamma, anche se lo facciamo tramite le sensazioni che vive nostra mamma.

In qualche modo noi già elaboriamo quel che vediamo, non possiamo parlare proprio di un vero ed autentico ragionamento ma… qualcosa già accade, molto INcompleto, ma qualcosa accade.

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Tutto quel che accade intorno a noi, in qualche modo viene memorizzato e tutto ciò che memorizziamo farà da base per i nostri ragionamenti futuri.

Noi ragioniamo sempre e solo sulla base di ciò che sappiamo (o crediamo di sapere) o che abbiamo in qualche modo memorizzato e solo nella modalità in cui l’abbiamo memorizzato.

Se da piccoli abbiamo assistito a una litigata tra mamma e papà, genitori litigano non possiamo sapere perchè hanno litigato, non possiamo sapere che forse è solo uno sfogo di papà per una giornata andata storta e nemmeno assistiamo poi alla loro riappacificazione che avviene dopo 10 minuti con baci carezze e abbracci ma le sensazioni che si sono create in quell’ambiente durante la litigata, le abbiamo memorizzate tutte… ovviamente, in modo errato e a volte decontestualizzato.

(La contestualizzazione di cui parlo qui è ovviamente emotiva, non locale).

Questa condizione di incompletezza alla nascita durante la quale comunque si costruiscono collegamenti sinaptici,associazioni-sinapsi è la base della nostra incompletezza inconscia.

Tutto ciò che viviamo nell’infanzia, cioè in quel periodo in cui, non essendo capaci di “ragionare” in modo proprio “logico” ma solo istintivo, viene quindi memorizzato solo a livello di immagini, suoni, sensazioni di vario livello e grado determinando così qualcosa che poi andremo a chiamare… emozioni.

Tutto questo materiale “emotivo” memorizzato però, che lo vogliamo o no, andrà a fare da base ai ragionamenti che da adulti faremo dentro di noi (quando pensiamo) e tra gli altri esseri viventi, che siano uomini o animali o piante… cioè, determinerà la nostra capacità di relazionarci con il mondo che ci circonderà, ma determinerà anche in quale mondo andremo ad inserirci e in che modo lo faremo.

Determinando i nostri pensieri, determineremo le nostre sceltebivio di vita e con esse, determineremo l’ambiente fisico, sociale ed emotivo che andremo a preferire e nel quale prevalentemente andremo a creare la nostra vita, la nostra quotidianità.

Da adulti, (ma già dopo i 14 anni di età), avremo più o meno fortemente il desiderio (bisogno inconscio) di comprendere le cose che con questa mancanza di dati (determinata dalla nostra incompletezza infantile) ci portiamo dietro.

Più la vita materiale da adulti richiederà completezza di informazioni, più noi sentiremo la sofferenza per quell’informazione infantile che non è stata completata e di conseguenza… andremo (inconsapevolmente ed inconsciamente) alla ricerca di quella informazione mancante, di quelle sensazioni non comprese, di quell’immagine o di quella scena di vita non compresa in modo completo.

La vita è come un meccanismo perfetto, come un orologio, come una macchina 6870509-un-unico-rosso-ingranaggio-cade-e-si-rompe-la-macchina se nella macchina un ingranaggio non fa il suo lavoro, o se addirittura manca del tutto, la macchina non funzionerà bene determinando un modo di viaggiare scomodo e sofferente, quindi la vita non funzionerà bene, qualcosa manca ed ogni mancanza genera sofferenza.

Tutte le sofferenze sono determinate da mancanze interiori, da qualcosa che dentro di noi non c’è o comunque non funziona come dovrebbe, diversamente, saremmo sempre capaci di cavarcela indipendentemente dalla scena nella quale ci troviamo ed aggiungo… che se tutto funziona bene dentro di noi, è estremamente difficile che andremo a metterci in situazioni di potenziale sofferenza.

Le sofferenze che viviamo, sono tutte in qualche modo ricercate perchè sono funzionali alla manifestazione di una nostra mancanza interiore, alla manifestazione di un ricordo della nostra infanzia che non è stato completato.

Più un ricordo infantile crea problemi, più noi avvertiremo l’esigenza di completare quel ricordo e questo determinerà poi la nostra inconsapevole ricerca di quel frammento della nostra infanzia in cui c’è da completare quel che oggi ci fa soffrire.

Può essere di tutto, ma sempre qualcosa che il bambino che eravamo, non ha capito o non ha colto o non ha voluto vedere oppure… che ha spaventato il bambino che eravamo e per questo motivo oggi fa soffrire ogni volta che si ripresenta una scena che in qualche modo ricorda quell’evento infantile.

Pensiamoci un pò, di scene di vita spaventose ce ne capitano diverse durante la vita, ma non sempre lo spavento ce lo portiamo dietro per il resto della vita, però ci sono certe scene o certe cose che proprio non riusciamo a controllare o durante le quali proprio non riusciamo a controllarci, per esempio la fobia dei ragni, la fobia dei rettili, la fobia dei cani, degli ascensori ecc… anche se dovesse trattarsi di situazioni davvero innocue, se c’è di mezzo qualcosa che non sappiamo controllare, la sofferenza arriva alle stelle.

N.B. Molte volte queste cose ci salvano da problemi reali per cui non è che dobbiamo demonizzare a priori tutte le paure, ma qui stiamo parlando di quando si ha paura anche delle lucertole o dei ragnetti più innocui e conosciuti o dei cani pur se sono cuccioli di pochi mesi… cioè delle autentiche fobie ingiustificate.

Ovviamente, qui abbiamo un pò estremizzato la cosa, ma l’esempio estremo serve a rendere più comprensibile il meccanismo.

Noi siamo una continua identificazione con quel che sappiamo, la nostra intera esistenza è una manifestazione di quel che sappiamo e del nostro modo di manifestarlo, il nostro sapere è ciò che siamo noi.

Il nostro sapere si divide poi tra sapere consapevole e sapere inconsapevole, la nostra essenza è determinata dal nostro sapere inconsapevole e da come lo sappiamo “mettere in campo” nella vita quotidiana.

Anche la nostra fisicità è determinata dal nostro modo di essere dentro di noi e dai nostri pensieri e dalle nostre capacità di gestire le nostre emozioni, dalla nostra somma di quel che sentiamo dentro e quel che siamo capaci di manifestare, il nostro corpo, le nostre malattie, le nostre qualità, le nostre difettosità fisiche e mentali, sono tutte cose che determinano chi siamo noi ma sono a loro volta determinate da come noi gestiamo dentro di noi il “dialogo” tra il nostro bambino interiore e la parte consapevole di noi stessi.

Ogni contrasto tra le due parti, determina una sofferenza ed i contrasti sono determinati tutti dalle incomprensioni interiori di cui siamo costantemente vittime inconsapevoli.

Ad un livello superiore, nel dialogo entra anche l’anima (che in realtà ha già determinato tutto dall’origine di questa esistenza) e, ad un’altro livello ancora più alto, entrerà anche lo spirito, che in realtà è sempre presente, ma che non possiamo nemmeno immaginare di poter ascoltare prima di avere imparato a dialogare almeno con la parte bambina di noi stessi.

Ovviamente quindi, qui sto parlando di quel che siamo fino a quando non intraprendiamo un viaggio spirituale  autentico viaggio interiore e completo…. ma come possiamo avviare un viaggio nella nostra spiritualità più profonda se non riusciamo a convivere nemmeno con noi stessi?

L’inconscio, cioè il nostro bambino interiore, cioè quella parte dei nostri ricordi che ha una incompletezza che sta generando la sofferenza di cui stiamo cercando l’origine e la comprensione, si manifesta attraverso la vita quotidiana dell’adulto che siamo oggi in tanti modi.

Può manifestarsi con la “semplice” focalizzazione mentale, focalizzazione mentale cioè facendoci notare nell’ambiente che ci circonda qualcosa che in qualche modo richiama quel ricordo della nostra infanzia.

Può manifestarsi spingendoci a cercare nell’ambiente qualcosa che possa ricordarci quell’evento che vuole capire.

Può manifestarsi andando a creare una situazione simile a quella della nostra infanzia in cui è avvenuta quella scena che oggi ci fa soffrire perchè nel nostro ricordo è incompleta.

Può manifestarsi inducendo qualcuno a farci vivere “quell’ambiente emotivo” che ci riporta al momento della nostra infanzia in cui è avvenuto il trauma o il blocco o più semplicemente, il ricordo incompleto.

I modi per indurre gli altri a comportarsi in un determinato modo con (o contro di) noi sono tantissimi, si va dalla telepatia inconscia in cui letteralmente si stuzzica l’altra persona anche a distanza in modo da trovarla predisposta a trattarci sempre in un certo modo, a cose più “semplici” come l’assunzione di atteggiamenti irritanti o indisponenti… e come lavoreremo, come ci relazioneremo in modo sottile (inconscio ed inconsapevole), così saremo trattati.

Ad un certo punto, se comprendi davvero questi meccanismi dell’inconscio ti rendi conto che la vita materiale che viviamo è come un grande palcoscenico diretto da un regista che fino a quel punto era occulto ma che adesso, se hai capito come si manifesta diventa finalmente visibile, evidente…. il tuo inconscio.

(leggi anche: http://osservazionequantica.altervista.org/siamo-attori-sul-palcoscenico-dove-vanno-scena-le-emozioni/ )

Quando parliamo del carattere, e più specificatamente quando diciamo… io sono fatto così e non posso essere o reagire diversamente…

(sul carattere leggi l’articolo allegato: http://osservazionequantica.altervista.org/il-carattere/ )

in realtà stiamo parlando di qualcosa che ci manca, cioè di una serie di dati, di informazioni, di una serie di dinamiche che da bambini non abbiamo compreso e che adesso, non sapendo come fare… determinano un nostro modo bloccato di reagire, cioè è la manifestazione di un nostro blocco emotivo.

Il bambino che siamo stati, non avendo tutti i dati necessari per comprendere le scene di vita che ha vissuto, ma avendo comunque memorizzato ogni scena, ogni immagine, ogni sensazione, ogni rumore, ogni cosa che stava nell’ambiente in ogni momento della sua vita, non potendo per ovvi motivi comprenderne tutti i significati, ha evidentemente dei ricordi incompleti.

L’inconscio è sostanzialmente quella parte di noi stessi che deve completare delle informazioni perchè, che lo vogliamo o no, quelle informazioni fanno da base al nostro “essere oggi”, sono la base del nostro modo di ragionare ed essendo parte di quella parte di noi che è spontanea perchè ancora bambina… fanno parte della nostra spontaneità.

Ogni cosa che viviamo oggi, è frutto dei nostri pensieri e se i nostri pensieri sono un insieme di elaborazioni nate da tutto ciò che sappiamo e che abbiamo vissuto… e se alla loro base iniziale hanno una carenza di informazioni, inevitabilmente… siamo come un castello con le fondazioni instabili, con le fondamenta con grandi vuoti, piene di punti deboli e ogni volta che in qualche area di questo castello si andrà a fare un pò di casino… dalle fondamenta si sentirà un’eco dato dal vuoto che c’è sotto che… risuonerà in modo sinistro.

Questa incompletezza di base che tutti noi abbiamo per caratteristica tipica dell’essere umano, è sostanzialmente l’inconscio.

Inconscio, non conscio, non ne siamo coscienti… perchè?

Perchè i linguaggi con i quali vorremmo capire le cose dell’infanzia, non sono gli stessi che abbiamo imparato dopo, o meglio… che ci hanno insegnato con la crescita.

Le incompletezze infantili le abbiamo memorizzate con il linguaggio personale che avevamo nell’infanzia e con quello stesso linguaggio si manifestano, ma le vogliamo comprendere o meglio… anzi… o peggio… vogliamo fare in modo che quella parte di noi la comprenda con il linguaggio di oggi… e questo è il primo problema.

Un’altro problema che troviamo è che la società ci ha “educati” alla razionalità che, per natura è l’opposto della emotività anzi… nella società moderna l’emotività è quasi una cosa vietata

ci dicono…

non puoi lasciarti guidare dalle emozioni sennò tutti approfitteranno di te..

non puoi affidarti alle emozioni (o alle ragioni del cuore) perchè sennò ti troverai male in un mondo di lupi… ecc…

Non sapendo (più) ascoltare le emozioni, che sono una parte basilare del linguaggio che potrebbe in qualche modo ricollegarsi al bambino che eravamo, cioè a quella parte di noi che vorrebbe completare le sue esperienze e informazioni, succederà che questa parte di noi finirà per non essere mai ascoltata o comunque per essere fraintesa continuamente anche quando in qualche modo ci accorgiamo di questa “voce interiore” che vorrebbe guidarci.

Non possiamo ascoltare il nostro bambino interiore… non possiamo comprenderlo perchè non sappiamo più parlare la sua lingua.

Eppure, come sappiamo bene, ogni cosa che NON vogliamo, finirà per diventare padrona della nostra vita riempiendola gradualmente fino a saturarla.

Perchè accade questo? Perchè le cose che non vogliamo ad un certo punto diventano “la colonna sonora” della nostra vita quotidiana?

Accade che, questa parte di noi che ha una sua “coscienza” ben distinta e male integrata con la coscienza mentale, pian piano si prende i suoi spazi cercando di integrarsi con la vita quotidiana e manifestandoci proprio attraverso la vita quotidiana tutto ciò che vuole comprendere.

È come se prendesse in mano letteralmente la vita materiale attraverso le scelte spontanee.

Non dobbiamo dimenticare che da bambini siamo stati soprattutto spontanei, quindi la spontaneità è una caratteristica del nostro bambino interiore e come tale… ne è il maestro.

La mente bene educata può contrastare una certa spontaneità, ma il risultato è sempre disastroso.

Con l’educazione e con l’indottrinamento possiamo imparare a comportarci in un certo modo “conveniente”, ma è un modo robotico di vivere, è qualcosa che contrasta fortemente con la vita reale che alla fine, come abbiamo cominciato a capire, determina e determinerà sempre tutto.

La mente, l’indottrinamento, le lezioni acquisite, l’educazione… lavorano nella nostra vita quando noi ci pensiamo, quando stiamo “attenti a comportarci in un certo modo”, ma quando viviamo spontaneamente, chi lavora davvero è il nostro bambino interiore e Lui, in qualche modo, cercherà sempre di farsi ascoltare per completare i ricordi e per potersi cosi integrare meglio nella vita quotidiana.

L’inconscio non è che sia proprio dispettoso, anche se a volte può sembrare proprio così, ma è comunque un insieme di ricordi dentro di noi che in qualche modo producono una energia che deve essere armonizzata, ogni pensiero è energia, ogni pensiero genera una “coscienza” e l’inconscio, con i suoi ricordi (pensieri) non completi, genera sostanzialmente una specie di coscienza incoerente con la vita materiale, essendo poi ovviamente più presente e vigile della mente, determinerà gran parte anche della materialità che andremo a vivere.

Ci son molte scuole che promettono di riprogrammare l’inconscio… ma a questo punto… cosa andrebbero a riprogrammare?

L’inconscio non va riprogrammato a priori, anche se in alcune fasi (molto avanzate) del lavoro interiore, qualche riprogrammazione provvisoria, ben mirata e circoscritta, potrebbe aiutare a superare certi momenti difficili, l’inconscio va liberato dai suoi blocchi emotivi, dalle sue paure, dai suoi limiti di comprensioni, va istruito nei ricordi che non ha compreso nella sua/nostra infanzia.

Ma prima di tutto, va ascoltato nel suo linguaggio.

Il linguaggio dell’inconscio è fatto di sensazioni sottili, di colori, di profumi, di suoni, di contatti, di tatto, di carezze, di tutte quelle cose che faremmo per prendere contatto con un bambino che ancora non sa camminare.

Il modo di approcciarci al nostro bambino interiore dovrebbe essere come quello di un genitore che si approccia al suo bambino di pochi mesi… cosa gli trasmetti se non sensazioni amorevoli, sensazioni di protezione, sensazioni di ricerca di una comprensione certamente difficile ma indispensabile per poter comprendere?

Lo stesso approccio dovremmo avere con noi stessi ogni volta che si innesca una sofferenza nella nostra vita quotidiana.

Sappiamo adesso che ogni sofferenza nasce da una mancanza interiore, cioè da qualcosa che dentro di noi non è completo, da qualche informazione che ci manca ma a chi manca realmente?

Manca al nostro bambino interiore che vorrebbe essere coerente completamente con la scena di vita che stiamo vivendo ma non ci riesce, e non ci riesce semplicemente perchè c’è di mezzo qualcosa che non riesce a contestualizzare perchè nell’ambiente emotivo che visse nell’infanzia, simile a questo di oggi che ci sta facendo soffrire, quel qualcosa non riuscì a comprenderlo.

Oggi ci tocca capire cosa non comprendemmo nell’infanzia e non è un lavoro semplice, non è un lavoro breve, non è un lavoro spontaneo… anche se su questa ultima affermazione c’è da rivedere un pò il concetto di base perchè… in realtà, sarebbe proprio la nostra natura, sarebbe proprio la cosa più spontanea che possiamo fare, ma è stata resa difficile ed addirittura non spontanea dall’indottrinamento che abbiamo ricevuto.

Il lavoro più difficile sarà proprio quello di disimparare le regole che ci hanno portati fino a questo punto… cosa relativamente facile per chi sta attraversando un periodo difficile, per chi ha perso già quasi tutto… ma sarà molto difficile accettarlo per chi magari ha avuto dei successi grazie al suo modo di fare ma che sta comunque soffrendo per qualcosa… che potrebbe essere anche una malattia grave, debilitante e con poche possibilità di salvezza.

Purtroppo, è noto (le 5 leggi biologiche del dottor Hamer lo dimostrano chiaramente) che i contrasti interiori, i conflitti interiori, cioè l’incapacità di far dialogare la mente conscia con quella inconscia, generano anche le malattie… e questo determina nelle persone di successo un ostacolo terribile.

I blocchi emotivi non sempre producono insuccessi, ci sono anche blocchi emotivi che generano situazioni “vantaggiose”, ma questo però non significa che la cosa va bene così, in un modo o nell’altro, pur ricevendo dei vantaggi dall’ambiente, se dentro di te la cosa ti fa soffrire, tu stai andando contro il dialogo con il tuo bambino interiore e questo prima o poi dovrà manifestarsi in qualche modo sotto forma di sofferenza.

Per esempio… non tutti i ricchi riescono a godersi la loro ricchezza e a volte, molte volte, proprio l’ostentazione della propria ricchezza porta a sofferenze interiori tremende, magari molto difficili da comprendere per chi ha (inconsapevolmente) scelto di manifestare la propria sofferenza nei confronti del denaro sotto forma di povertà o comunque di mancanza… ma comunque, che sia per cattiva gestione o per insufficienza o per mancanza o per oppressione… la sofferenza nei confronti del denaro è sempre e comunque un blocco emotivo che va compreso.

Rifiutarsi di comprenderlo per troppo tempo, come qualunque altro blocco emotivo, genererà inevitabilmente qualche malattia, a volte anche grave o addirittura mortale.

L’inconscio va ascoltato con gentilezza, con sensibilità, con attenzione e leggerezza, proprio come si farebbe con un neonato.

Noi parliamo ai neonati, ma in realtà a loro non arriva nulla del nostro parlato verbale, però gli arrivano le sensazioni che sentiamo dentro e se dentro di noi sentiamo una autentica amorevolezza, il neonato si aprirà a noi con un sorriso smagliante e con il desiderio di venirci in braccio.

Quel che si deve trasmettere al proprio inconscio è amorevolezza pura e reale, completa e disinteressata, non per convenienza, non perchè siamo disperati ma amorevolezza autentica verso quella parte di noi che fin’ora non abbiamo saputo ascoltare.

Più mentalmente, si dovrebbe cercare nella vita quotidiana tutta la parte emotiva che fin’ora c’è sfuggita, ma non con sentimento poetico… bensì con sentimento paterno/materno, di un’adulto che ha capito che sta cercando dentro di se un bambino che se non è riuscito a comunicare fin’ora… ha evidentemente qualche difficoltà a farsi comprendere così come è stato fatto fin’ora.

Quel bambino interiore siamo noi, siamo letteralmente noi nella nostra infanzia, non è un estraneo, non è neanche nostro figlio ma siamo proprio noi.

Per arrivare alla capacità di “sentire” in modo sempre più chiaro e distinto queste sensazioni sottili, è bene praticare la meditazione, ma non quelle meditazioni che portano a cose mentali… la meditazione ideale è quella nella quale i pensieri vengono semplicemente osservati come fossero cose che non ci riguardano… ma con la consapevolezza che in realtà son proprio cose nostre, del nostro inconscio, è un suo modo di manifestarsi.

Non dobbiamo giudicare quei pensieri perchè… così come siamo stati indottrinati, daremmo sempre un giudizio sbagliato quindi inutile e fuorviante.

Ciò che ci passa per la mente, dovrebbe essere semplicemente osservato e lasciato dissiparsi spontaneamente, con la stessa spontaneità con la quale si è manifestato.

Questo non con disinteresse, ma con l’intenzione di imparare a vedere come Lui si manifesta, per imparare a cogliere le sottigliezze del suo modo di manifestarsi a noi nella vita quotidiana.

Poi, quando in questo lavoro interiore fatto in meditazione saremo diventati bravi a farlo nella giusta modalità, dovremo trasportare questa capacità nella vita quotidiana e la dentro, nella vita quotidiana, durante le manifestazioni quotidiane, dovremo imparare a vedere con gli stessi occhi che avevamo durante la meditazione le stesse cose che non sono più pensieri spontanei ma sensazioni reali collegate e contestualizzate nell’ambiente fisico nel quale stiamo vivendo.

Ovviamente sto parlando di un lavoro lungo e continuo, non è lavoro per chi è ancora alla ricerca della formuletta magica tipo “legge di attrazione”, però, a differenza della legge di attrazione… i risultati, da qui in poi… saranno duraturi e guariranno tutta la vita, a cominciare dal nostro corpo, fino all’ambiente che ci circonda, e di questo, almeno della guarigione del corpo, vi do certezza per esperienza personale vissuta e provata.

Ricapitolando e semplificando.

L’inconscio è l’insieme di informazioni mancanti della nostra infanzia, non essendo compreso dalla mente razionale ed essendo comunque dotato di un linguaggio tutto suo, prende forma in una coscienza a se stante che dal profondo di noi stessi prende il potere della nostra vita, determinando praticamente tutto, perfino la nostra fisicità.

Per comprenderlo, bisogna comprendere il suo linguaggio e prima di questo, bisogna prendere coscienza del fatto che non è una entità esterna a noi, anche se si comporta a volte come tale.

Per arrivare realmente alla comprensione si deve imparare a placare i pensieri, ad osservarli e sostanzialmente… imparare a fare una autentica e sana auto-osservazione almeno in meditazione… e ovviamente, bisogna imparare a fare meditazione.

In un secondo tempo, questa capacità di osservare i pensieri in modo distaccato, bisogna portarla nella vita quotidiana e qui, inizierà davvero l’incontro con il proprio inconscio ed inizieranno anche le guarigioni.

Avrai la volontà di affrontare questo viaggio in te stessa/o?

Buon viaggio, buon rientro, buon ritorno a te stessa/o.